"La ricerca medica sarà il mio futuro"

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Enea Cortesi, nato a Scanzorosciate (Bergamo), 20 anni, studente di Biotecnologie in Statale a Città Studi, è l’esempio lampante che la perseveranza paga, sempre. Il giovane abbina agli studi accademici la grande passione per il calcio, che a 15 anni lo ha convinto a presentarsi davanti alla sezione Aia di Bergamo per intraprendere la carriera arbitrale. Attualmente dirige le gare di Promozione, seconda categoria dilettantistica dopo l’Eccellenza, e si sposta in tutta la Lombardia: come ogni estate ha cominciato a luglio la preparazione - 3 allenamenti alla settimana - e a breve sosterrà gli esami del nuovo anno accademico. L’ambizione non è certo un problema per Giorgio, così come il coraggio: "Sono abituato a lavorare fin da piccolo. Tenga conto che spesso, dovendo arbitrare di domenica, non posso tornare tardi il sabato sera o permettermi di seguire i miei amici in discoteca o nei locali. In generale comunque non mi è mai pesato lavorare durante il weekend e se tornassi indietro rifarei esattamente questa scelta", commenta senza esitazioni. Enea, come tanti altri studenti è un pendolare: per arrivare in Università deve prendere bus e treno - in totale passa circa un’ora e 40 sui mezzi - ma non cambiarebbe per nulla al mondo la facoltà di Biotecnologie: "Sono sempre stato convinto che la ricerca fosse il futuro e ad oggi sono ancora più sicuro di avere intrapreso l’indirizzo giusto. Anche durante la pandemia, quando gli altri studenti erano costretti a studiare a casa, grazie ad un permesso speciale potevo continuare a frequentare i laboratori: con il professore abbiamo sostenuto diversi esperimenti cellulari, arrivando a comprendere il funzionamento dell’agente patogeno del virus Sars-Covid". Da bergamasco ha vissuto in prima linea la tragedia della pandemia, che ha toccato in modo particolare il suo territorio: "Non è stato facile andare avanti senza pensare a quello che stava succedendo intorno a me, ma proprio il desiderio di fornire una mano mi ha stimolato a non arrendermi. Probabilmente se fossi rimasto a casa non sarebbe stato così facile da superare quel periodo" conclude il giovane.

M.R.

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