La nebbia in periferia si fa dolce

Migration

Agostino

Picicco*

La nebbia è tornata a visitarci, almeno in periferia, quasi elemento di distinzione dal centro e, pur creando qualche disagio, gli animi romantici sono conquistati da questo mondo ovattato, che ammanta di solitudine e intenerisce il cuore. In questa stagione, poi, il buio che arriva presto contribuisce a coprire tutto con la sua coltre. Perché sia un quadro ideale, manca purtroppo quella scenografia da paese collinare con le luci che richiamano il presepe. Una misteriosa associazione di idee mi fa venir in mente i quartieri dei paesi, a Milano identificati nelle periferie. Penso che anche a Milano negli anni del dopoguerra e del boom economico la vita si svolgesse a livello rionale, con i ritmi e i passatempi tipici dei paesi. Mi piace immaginare che i parchi, i giardini, gli sterrati della periferia offrissero luoghi di incontro, di svago, di tempo libero sul modello del celebre libro della nostra infanzia "I ragazzi della via Pál". Per quanto metropoli di rilievo nazionale, anche Milano ha avuto i suoi quartieri come un borgo, dove la strada diventava conoscenza, amicizia, gioco, apprendimento della vita. Soprattutto nei quartieri.

Qualcuno sostiene che la vera felicità è nell’infanzia, il periodo in cui meglio si esprime la meraviglia e la fiducia nella vita e penso sia vero perché rivedo quel tempo come costellato dai momenti più dolci, in cui sperimentavo che, come nelle fiabe, il lieto fine è assicurato. E, riconsiderando quegli anni, ho la certezza che il futuro – anche a Milano - affonda nelle motivazioni forti della speranza, della tenerezza e dell’amore, allora apprese in quei luoghi dell’anima e coltivate grazie alle grandi amicizie.

* Scrittore

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