La mia laurea "da spettatore" in Statale

Il nostro cronista alle prese con la proclamazione (via web) fra parenti delusi, disservizi e un po’ di amarezza

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MILANO

di Federico Dedori

Telecamere e microfoni spenti: in Statale la mia proclamazione di laurea a distanza in Scienze internazionali e istituzioni europee è "da spettatore". Dopo tre anni di studi e centottanta crediti formativi collezionati, nel caldo milanese, alla prima sessione dell’anno accademico, guardavo al grande giorno con trepidante attesa.

Aspettando il link per accedere alla proclamazione, ogni suono di email era un balzo al cuore. Conscio dell’emergenza sanitaria in corso, la modalità a distanza sapevo fosse l’unica soluzione per laureare centinaia di studenti.

Due giorni prima però, la doccia fredda: "Cari laureati e care laureate della sessione estiva anno accademico 2020-2021", recitava il messaggio ricevuto dall’università, "la facoltà è contenta di potervi annunciare che mercoledì 21 luglio si svolge la cerimonia digitale di proclamazione dei laureati e delle laureate triennali nella facoltà di Scienze politiche, economiche e sociali. Ad essa potrete assistere come spettatori, non si potrà dunque accendere microfono e telecamera, per qualsiasi comunicazione potrete usufruire della chat di gruppo".

Ho riletto due volte la comunicazione. Ero incredulo. Tutta la facoltà e relativi parenti e amici connessi allo stesso indirizzo. Sapevo già che qualcosa non sarebbe andato per il meglio. Arrivato il fatidico giorno, venti minuti prima dell’orario indicato io e la mia famiglia tentiamo di accedere al link: "Molte persone stanno provando a partecipare a questa riunione al momento. Contatta l’organizzatore".

"Sarà un errore momentaneo", penso. Ad ogni nuovo tentativo di accesso, la notifica di errore si ripeteva. Subito, inizio a sentire la chat della convocazione suonare. "Ci sono molti laureandi fuori", denuncia un amico, "Ma possibile che sia passata mezz’ora in cui tutti vi dicono che non sentono e non vedono nulla e la proclamazione sta procedendo imperterrita?" si chiede un altro, "Professoressa si fermi per favore", recita un altro dei messaggi di aiuto scritti dai miei compagni.

D’un tratto con un telefono – per fortuna – sono riuscito a collegarmi. Eureka! La mia gioia, però, è sfumata presto. Nonostante i problemi tecnici, la cerimonia era iniziata, tra audio principale non funzionante, rallentamenti nel collegamento e decine di studenti come me rimasti fuori dalla proclamazione.

Cerimonia, tra l’altro, che consiste nel freddo pronunciamento da parte dei presidenti dei collegi didattici della classica formula rituale di proclamazione collettiva e la lettura dei nomi, cognomi e voti, come se fossimo numeri o carta da stracciare. Il tempo passa, la cerimonia prosegue e nuovi problemi.

"Non mi hanno proclamata", "Ha saltato un nome", "Sono di Scienze politiche e non sono stata proclamata", leggo nella chat, in tempo reale.

Ai problemi audio e la mancanza di parte dei laureandi, come se non bastasse, si è aggiunta la mancata proclamazione di alcuni studenti. Nel corso dell’evento, ad un certo punto sento il mio nome. Scoppio dalla gioia, guardo nuovamente lo schermo e mi rendo conto di decine di messaggi tra studenti disperati e persone nascoste dietro un “nome utente” commentare con insulti e blasfemie la situazione. Dispiaciuto, e senza la speranza che possa esserci un “graduation day” in presenza, trovo conferma nel racconto di una amica, laureata un anno fa in Matematica: dopo dodici mesi e la promessa di una bella giornata "una volta migliorata la situazione", è ancora in attesa di qualche notizia da parte della Statale. Mi consolo presto, scopro che lei e i suoi compagni di corso erano stati proclamati con una nota audio inviata per email un giorno a sorpresa.

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