La grande impresa per salvare l’Omero: classico con beni culturali e scienza

Il rilancio del liceo senza due classi e l’appello degli studenti: "Non snobbate le scuole di periferia, scopritele"

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MILANO

Sono stati i primi a iniziare e a chiudere il loro percorso lì, al Russell, dopo un trasloco non indolore. Ma i 15 maturandi del classico Omero si sono affezionati a quelle aule a due passi dall’ospedale Niguarda. E dopo due anni senza iscritti - a settembre mancheranno prima e seconda - non si rassegnano all’idea che la loro scuola possa naufragar così. "Io l’ho scelta - sottolinea Elena Bertuletti, maturanda -. Volevo una scuola non troppo grande, una classe non sovraffollata, un ambiente tranquillo. E mi sono innamorata subito. A chi snobba i licei “di periferia” dico di pensarci molto bene. Andate a conoscere le scuole, guardate l’offerta, non solo la popolarità". Promossa anche la convivenza con gli studenti del liceo scientifico e delle scienze umane: "Un valore aggiunto – conferma Giulia Pegoraro – è stata un’ottima scuola per me, non può finire così". Riparte da qui il piano non solo di “salvataggio“ dello storico liceo Omero, ma di rilancio. Con una chiave inedita che guarda ai beni culturali. "Il trasloco da Bruzzano a Niguarda era stato voluto da Città Metropolitana per le condizioni dello stabile e in un’ottica di razionalizzazione degli spazi – ricorda la preside, Laura Gamba –. È stato un passaggio sofferto perché molti erano affezionati alla sede storica, ma nonostante questo nessuno aveva deciso di cambiare scuola all’epoca, si è sempre riusciti a formare una classe". A mettersi di mezzo, ostacolando il viaggio dell’Omero, è stata la pandemia, con l’impossibilità di quegli open day in presenza che aiutano ad asfaltare tabù e a frenare la corsa verso il centro e i nomi più “blasonati“. Con seisette iscritti è saltata la prima classe. Stesso epilogo l’anno successivo.

Non s’arrende però l’Omero, che ha deciso di scommettere su un curricolo in beni culturali. "È basato su un’esperienza consolidata e abbiamo iniziato ad avviare alcune sperimentazioni già quest’anno con le altre classi per essere pronti – spiega la professoressa Mariachiara Mattoni –. Scardiniamo la convinzione che sia un indirizzo antiquato unendo l’impianto classico, fondamentale, alle facoltà scientifiche e all’aspetto più pragmatico e laboratoriale, sin dalla prima".

Si è preso spunto da un indirizzo della Statale di Milano che alla preside ha ricordato il suo percorso, quando insegnava all’università Insubria. "Il sapere scientifico serve a conoscere il nostro patrimonio culturale e salvaguardarlo – sottolineano – quante opere del passato si sarebbero potute salvare se si fossero conosciuti i giusti procedimenti chimici? Orientiamo anche in uscita, pensando a figure professionali nuove". Laboratori sia interni che nelle università per la parte di diagnostica delle opere d’arte, si riparte dalla preziosa biblioteca dell’Omero custodita al Russell e dagli spazi esterni, già utilizzati per la didattica. Cantieri all’orizzonte anche per riqualificare una palazzina e creare aggregazione. Si recupera così lo sguardo degli antichi anche per affrontare la complessità di una periferia milanese che non vuol rinunciare al suo Omero.

Simona Ballatore

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