La crisi svuota le tasche (ai clienti) Colazioni, frutta e verdura d’oro

Viaggio a Milano tra bar, mercatini e supermarket: pochi i prodotti che sono tornati ai prezzi pre-lockdown

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di Marianna Vazzana

Colazione in piazza Duomo dopo il lockdown? Per caffè e brioche bisogna sborsare 2,70 euro in modalità asporto: si prende e si consuma all’aperto. Prima del Covid, "nel portafoglio restavano almeno 20 centesimi in più", dicono gli habituè. Ai tavolini dei locali, dove è concesso sedersi rispettando le normative anti contagio, la cifra sale. I ritocchi all’insù dei prezzi sono evidenti nella Milano che riapre in punta di piedi. In testa alla classifica dei rincari ci sono i bar: in centro, il prezzo medio di un espresso è 1,30 euro e si arriva fino a 2 euro (+53,8%). E in prima periferia tanti hanno alzato il prezzo dell’espresso a 1,10. Con ritocchi proporzionali pure al classico cornetto.

Anche nei mercati e nella grande distribuzione le cifre sono lievitate, così pure la spesa diventa "un lusso". Una stangata da 536 euro a famiglia – ha calcolato il Codacons – in tutta Italia. Pesano gli oltre due mesi di chiusura forzata, i rallentamenti nella catena delle filiere, i problemi nei trasporti della merce, i nuovi costi per sostenere la sanificazione, le regole da rispettare per il distanziamento sociale, che si traducono in riduzione di clienti e di guadagni. Da un’analisi della Coldiretti emerge che "balzano i prezzi al consumo, dalla frutta (+8,4%) alla verdura (+5%) ma anche per latte (+4,1%) e salumi (+3,4%), spinti dalla corsa agli acquisti degli italiani che c’è stata in quarantena e dallo sconvolgimento del mercato per le limitazioni ai consumi fuori casa nello stesso periodo". Un’analisi basata sui dati Istat relativi all’inflazione durante il periodo di lockdown ad aprile. "In contrasto con l’andamento dell’inflazione, che ad aprile su base tendenziale si è azzerata, il carrello della spesa registra un rincaro per molti prodotti alimentari". Tradotto in cifre: l’aumento medio è del 2,8%.

A spingere in alto la spesa "è stata anche la paura di rimanere senza scorte con la dispensa vuota che ha favorito l’acquisto di prodotti a lunga conservazione". Ad aumentare è pure il prezzo di pasta (+3,7%), uova (+3,2%), piatti pronti (+2,5%), burro (+2,5%), carni (+2,5%), formaggi (+2,4%), zucchero (+2,4%), alcolici (+2,1%), pesce surgelato (+4,2%) e perfino acqua (+2,6%). Ritocchi all’insù che - finito il lockdown - non sono stati certo ribassati. Anzi.

Con l’emergenza coronavirus "gli italiani hanno incrementato l’acquisto di alimenti sani e ricchi di vitamine come la frutta e verdura – analizza Coldiretti – per aiutare a rafforzare il sistema immunitario contro il virus". Prezzi più alti anche qui, dunque, anche come effetto della maggiore domanda. Come non bastasse, spuntano "previsioni di calo nella produzione di frutta estiva italiana: dimezzamento delle albicocche e brusca riduzione delle ciliegie per l’andamento climatico anomalo". E infatti ai cittadini, nei mercati e nei supermarket, non sfugge che "albicocche e ciliegie sono già vendute a peso d’oro". Ieri, sulle bancarelle del mercato, un chilo di ciliegie costava fino a 9,99 euro (5 euro per 5 etti). Albicocche a quasi 4 euro. Zucchine, le più economiche si fa per dire, a 2 euro. "Incide – precisa la Coldiretti – anche la mancanza di lavoratori per la raccolta della frutta con le difficoltà alle frontiere per gli stagionali che ogni anno varcano i confini per poi tornare nel proprio Paese". Anche i parrucchieri, in base alle segnalazioni, hanno aumentato i prezzi. In base ai costi medi nelle grandi città, il prezzo di un taglio passa da una media 20 a 25 euro (+25%). Colpa delle misure di sicurezza, gel e guanti, dicono. Ma a rimetterci sono sempre i clienti.

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