La buona novella che dobbiamo riprenderci

Andrea

Maietti

Scopro che anche il supermercato può diventare osteria. Ci si va per stare stretti contro la nebbia.

E si incontrano amici, che pensavi perduti.

Anche Marta, una simpatica ex-alunna, talentuosa e un po’ matta. Non la vedevo da anni. Adesso è alla soglia dei cinquanta. È con la figlia ventenne.

L’aria tra loro è di quelle che spesso soffia come una bora o un ghibli tra madre e figlia. Capitiamo davanti a uno stand di piatti esotici.

Una cinesina graziosa offre un assaggio di sushi plelibato. "È una bella giornata?", le chiedo. E lei: "Pel me tutte le giolnate sono belle!".

Marta e figlia con qualche sforzo sorridono. Poi a casa su Facebook il seguente pensierino dell’ex-alunna: "Un tempo, quando mi piaceva scrivere, sognavo di creare un giornale dal titolo: “La buona novella“ dove si sarebbero solo pubblicate cose belle, dall’arte ai piccoli episodi di tutti i giorni. Le cose belle che mandano avanti il mondo. Oggi non credo avrebbe spazio. Fa più notizia lo schifo e la violenza. Per me sono addirittura banali, fuori moda. Ripigliamoci questo mondo di guano e proviamo, ognuno di noi a ridare il bello, il sentito e, perché no ?, un futuro che non c’è mai stato prima. Cito Gino Strada, a memoria, parafrasando: "Non è detto che se qualcosa non è mai stato prima, non possa essere ora e in futuro". Qualche volta bisogna dire bene di Facebook.

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