Killer a Roma, ladro acrobata a Milano

Agiva anche al Nord il rom di origine serba autore del furto pagato con la vita da una pensionata

Ladro acrobata

Ladro acrobata

Milano, 23 maggio 2019 - Sabato sera d'estate. E. Via Plinio angolo via Eustachi, a due passi da Porta Venezia. Locali pieni, decine di persone in strada. C’è un uomo che non c’entra nulla col contesto, osserva un muro. Uno sguardo a destra, uno a sinistra, e via. Parte la scalata. Il funambolo si aggrappa alla grondaia e inizia a salire con incredibile rapidità, puntellando i piedi sulle sporgenze della facciata. In pochi secondi si ritrova al quarto piano, sul balcone dell’abitazione da svaligiare. Se non fosse un ladro seriale, Dalibor Abaz alias «Mambo» potrebbe lavorare al circo, bravo com’è a saltare da un tetto all’altro e a scardinare porte-finestre con doppi infissi in bilico su un cornicione.

Peccato che il 31enne serbo, senza fissa dimora di fatto domiciliato nell’insediamento rom di via dei Gordiani a Roma, abbia sempre messo le sue capacità acrobatiche a disposizione di batterie di topi d’appartamenti, nella Capitale come all’ombra della Madonnina. Ieri i carabinieri della Compagnia Duomo, coordinati dal capitano Matteo Martellucci, gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per una serie di colpi realizzati nel centro di Milano nel 2017 insieme a due gang di nomadi con basi a Figino e al campo rom di via Monte Bisbino, al confine con Baranzate e a due corsie di autostrada dal sito di Rho-Pero che nel 2015 ospito l’Expo. In realtà, Abaz era già in carcere, a Rebibbia, da una decina di giorni, cioè da quando si è costituito ai militari della stazione Casilino a Roma (che l’hanno identificato con l’altro alias di «Dario Kostic»), confessando di aver partecipato al furto finito in tragedia a casa della 89enne Anna Tomasino, al quartiere Monte Sacro, colpita alla testa forse con l’arnese utilizzato per aprire la finestra e morta il giorno dopo in ospedale.

Ora dovrà pure rispondere delle accuse mosse dai carabinieri milanesi, che in particolare gli hanno contestato tre blitz in altrettante abitazioni, uno dei quali, il 23 luglio 2017, ha fruttato al gruppo criminale un bottino di 115mila euro tra gioielli, orologi e altri preziosi contenuti in una cassaforte. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, le due bande si muovevano in simbiosi: la prima, quella degli Jovanovic, andava a caccia di case vuote da «visitare», servendosi poi dell’abilità di «Mambo» (arrivato apposta da Roma per «lavorare e fare soldi»); la seconda, capitanata dal 34enne Toni Savic alias «Zio», veniva chiamata solo quando c’erano difficoltà con l’apertura del «frigorifero», vale a dire la cassaforte a muro. I segugi del Nucleo operativo della Duomo li hanno pedinati per giorni, nell’estate del 2017, riuscendo a incastrarli nell’ottobre successivo, all’uscita da uno stabile nella zona delle Colonne di San Lorenzo. Lì la svolta, col sequestro di monili e corde da arrampicata.

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