Justine Mattera: "Se New York non dorme mai... Milano si svegli a molto presto"

La conduttrice tv e showgirl ha scelto la metropoli meneghina come seconda casa quando aveva 22 anni: "Adoro l’energia che si respira qui"

Justine Mattera

Justine Mattera

Milano, 16 febbraio 2020 -  Nel film «Un americano a Roma" il nostro Albertone (Sordi) nazionale, alias Nando Moriconi nel film, si adoperava in ogni modo per assomigliare ad un americano. Lei, Justine Mattera, invece, nata a New York ma di famiglia di origine italiana, è riuscita subito ad integrarsi nel tessuto milanese, che ha apprezzato, tanto da decidere di eleggere la città come sua seconda casa. La conduttrice televisiva e showgirl, diventata famosa agli esordi per la somiglianza con Marilyn Monroe, ci racconta il suo trasloco al contrario e i motivi che l’hanno indotta a rimanere qui, all’ombra della Madunina.

Un ricordo legato a Milano? "La prima volta in cui arrivai nella metropoli. Al terzo anno universitario, prima di laurearmi in Letteratura italiana e inglese alla Stanford University, mi trasferii a Firenze, per approfondire la conoscenza della lingua. Feci, poi, uno stage lavorativo, nell’ambito della pubblicità dei diamanti a Milano con De Beers, attraverso la J. Walter Thompson. Avevo 22 anni. Da newyorkese, ero molto innamorata di Firenze, che mi sembrava un mondo da favola. E quando giunsi a Milano, mi accorsi che era un mix di entrambi i luoghi, con la Cattedrale enorme, il suo charme… Mi trovai dinanzi ad una realtà molto attiva, che funzionava. Assomigliava un po’ di più al mio Paese, in qualche modo, in miniatura".

Cosa c’è di newyorkese a Milano? "New York è la città che non dorme mai, però Milano si sveglia presto. La metropoli procede ad un ritmo veloce, è frenetica, sempre in evoluzione. E quella odierna è di gran lunga più bella e migliorata. La trovo molto cambiata rispetto al passato, a quel lontano 1992. È diventata la mia città d’adozione, anche perché, in realtà, vi ho trascorso più della metà della mia vita".

Quali sono le sue meraviglie e i luoghi che predilige? "Sono tante, a partire dal Duomo, da Brera, dal Castello Sforzesco. Da non dimenticare Santa Maria delle Grazie, con il famoso Cenacolo Vinciano… Ma mi piacciono anche i parchi della città. Facendo molto sport, li conosco benissimo".

E poi… "Vivo a mio agio in zona San Siro, luogo un tempo periferico, ma oggi in grandissimo sviluppo e molto accessibile, grazie alla nuova metropolitana lilla. È di mio gradimento, comunque, girare per Brera, in Corso Sempione, che conosco bene, dato che lavorai, per anni, dal 1996 al 2003, nella sede Rai, partecipando al programma che mi rese nota, “Ci vediamo in Tv”, condotto da Paolo Limiti".

Com’era la Milano dell’indimenticabile conduttore televisivo? "Gli suscitava un sentimento un po’ intriso di nostalgia; amava la nebbia della città, la sua temperatura ed il suo chiaro-scuro. Milano, forse, per questo in passato era un po’ più romantica… Adesso splende anche il sole!"

Per lei, invece? "La vedo più vicina al resto dell’Europa, è internazionale, ha un certo gusto di contaminazione. Per conoscere bene la metropoli ci si impiega molto tempo. È anche la capitale della moda, insieme con Parigi e New York. Qui si può giocare con la moda, ci sono a disposizione diversi showroom, si possono fare tanti servizi fotografici".

Mentre dal punto di vista architettonico? "Milano è il Duomo, il gotico, è Leonardo da Vinci. Purtroppo è stata molto distrutta durante la guerra, altrimenti sarebbe diversa. Però si può apprezzare l’accostamento del passato al presente, costituito da tutti i grattacieli e le nuove zone, come City Life. Da newyorkese, abituata a tutte le cose moderne, la trovo affascinante. La cosa degna di nota è il suo glorioso passato nel campo del gusto ed appunto il connubio con il nuovo, che mi piace. Lo trovo artistico, molto creativo, inaspettato. Odio le cose scontate e Milano non lo è affatto".

Di che colore è la città? "A primo impatto, ripensando al passato ed alla nebbia, rivedo il Duomo e quel bianco che va verso il grigio. Ultimamente, però, possiamo ammirare dei tramonti così colorati… Non mi sento di definirla grigia, cosa che è scontata. Ma mi vengono in mente le fotografie e le gradazioni in bianco e nero. Ed il grigio, in realtà, è una via di mezzo".

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