Just Eat, il maggio caldo dei rider "Subordinati ma sempre sfruttati"

Sciopero a Milano: trattative rotte sull’aumento da 35 a 80 centesimi l’ora, boom di licenziamenti e dimissioni

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di Andrea Gianni

Una trattativa che ha visto "porte chiuse" su aumenti salariali che vanno da 35 centesimi a 80 centesimi in più all’ora in busta paga. Un boom, denunciato dai sindacati, di licenziamenti per motivi disciplinari (alcuni finiti davanti al Tribunale del Lavoro di Milano) e dimissioni che hanno ridotto la flotta dei rider di Just Eat nella Città metropolitana da un migliaio a circa 650-700. E una sorta di “black list“ dei fattorini, emersa lo scorso novembre, che sempre secondo i sindacati vengono penalizzati sul lavoro. Sono alcuni dei motivi che hanno fatto esplodere la protesta nel "maggio caldo" per i rider di Just Eat a Milano, contro la multinazionale del delivery che circa un anno fa aveva scelto di inquadrare i fattorini come lavoratori subordinati. Scelta salutata come una svolta, nella giungla delle consegne, rompendo il fronte delle piattaforme che considerano i rider come lavoratori autonomi.

"Se le relazioni con Just Eat vanno male è un problema per tutti – spiega Davide Contu, rider di Just Eat e rappresentante sindacale della Filt-Cgil – perché Just Eat ha lanciato un modello diverso, la cui applicazione concreta è stata finora deludente. La mentalità è rimasta quella del passato, pur nella cornice della subordinazione per la quale abbiamo lottato". Per questo il 19 maggio è stato proclamata una giornata di sciopero, con un presidio in via Gaetano de Castillia, a pochi passi da piazza Gae Aulenti, davanti alla sede milanese della società britannica. Il primo giugno, invece, i fattorini si riuniranno in assemblea alla Camera del lavoro. Una mobilitazione territoriale che potrebbe essere accompagnata da proteste in altre città, come Torino. "Le nostre richieste sono sempre state respinte – spiega Contu – e abbiamo avuto fin troppa pazienza". Le trattative si sono infatti arenate sugli aumenti salariali previsti dal contratto. I rider hanno chiesto da 35 a 80 centesimi all’ora a seconda dell’anzianità, mentre l’azienda ha proposto 13 centesimi in più per ogni consegna effettuata. Il problema, secondo una rilevazione sindacale, è che "l’85-90% dei rider effettua meno di due consegne all’ora". Intanto si è registrato un boom di dimissioni e licenziamenti, che hanno quasi dimezzato la flotta. Una decina di licenziamenti disciplinari sono già stati impugnati davanti al Tribunale. Per altri 12 l’azione sindacale ha portato all’annullamento. Contestazioni con motivi "assurdi", secondo i sindacati, a volte legate alla scadenza del Green pass o al rinnovo del permesso di soggiorno. Infine, nei “cahiers de doléances“, ci sono anche i dispositivi di sicurezza "inadeguati" e il diritto di fermarsi quando le condizioni meteo rischiano di provocare gravi incidenti.

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