Ragazza uccisa a coltellate, il pm chiede ergastolo e isolamento per il tranviere / FOTO

La difesa: imputato va assolto perché incapace di intendere e colere. I familiari della vittima chiedono risarcimenti per 700mila euro

Presidio fuori dal Tribunale per Jessica Faoro

Presidio fuori dal Tribunale per Jessica Faoro

Milano, 30 novembre 2018 - La pm Cristiana Roveda ha chiesto l'ergastolo con le aggravanti e l'isolamento diurno per Alessandro Garlaschi, il tranviere 39enne che ha ucciso con 85  coltellate la 19enne Jessica Valentina Faoro, lo scorso 7 febbraio a Milano. L'uomo è imputato nel processo con rito abbreviato per omicidio volontario pluriaggravato e vilipendio di cadavere per aver bruciato una parte del corpo della giovane. Nell'aula a porte chiuse del tribunale milanese sono presenti le parti civili, tra cui anche il Comune di Milano. L'udienza è a porte chiuse, ma sono presenti la madre, il padre e il fratello della vittima. Fuori dal palazzo di giustizia, amiche e familiari di Jessica si sono riuniti in un presidio per chiedere "giustizia". Al sit-in hanno partecipato anche la zia della ragazza, Maria, e la bisnonna, Cristina. "Lotteremo per la giustizia", "Per non dimenticare"  sono le frasi che campeggiano sui cartelli esposti dalle ragazze di fronte all'entrata principale del Tribunale.

LE AMICHE -  "Era arrabbiata con quello che aveva passato nella vita" racconta Morena, cresciuta assieme a Jessica nella comunità di Voghera, cercando di spiegare quella ribellione e quella voglia di indipendenza che ha portato la 19enne ad affidarsi a Garlaschi, cercando un tetto in cambio di un aiuto domestico.  "Noi ragazze ci rivediamo molto in Jessica", ha aggiunto Morena. "Noi siamo state un po' più fortunate. Forse un po' più forti rispetto a lei, però lei faceva parte della nostra famiglia e non smetteremo mai di lottare. Abbiamo bisogno di aiuto per inserirci nella società, almeno fino a quando non riusciamo a mantenerci da sole. Jessica è stata abbandonata dalle istituzioni - ha concluso la ragazza - ha provato a chiedere aiuto, ma le hanno sbattuto le porte in faccia".

LE PARTI CIVILI - Oltre 700 mila euro tra risarcimento e provvisionale sono stati chiesti oggi dalle parti civili a Garlaschi. Il Comune ha proposto, col suo avvocato Maria Rosa Sala, un risarcimento di 10 mila euro da investire in progetti dedicati a contrastare la violenza sulle donne, mentre Annamaria Natella, la madre della ragazza, tramite l'avvocato Eliana Capizzi, ha chiesto 500mila euro e il fratello della giovane, da poco 18enne, ha avanzato al giudice la richiesta 200mila euro di provvisionale. Stefano Faoro, il papà di Jessica, anche lui costituitosi parte civile, sul piano dei risarcimenti si è rimesso alla decisione del giudice Alessandra Cecchelli. 

LA DIFESA - Stamani ha poi parlato il difensore di Garlaschi, Francesca Santini, che prima di avanzare la richiesta di assoluzione sostenendo che il suo assistito è incapace di intendere volere, e quindi non è imputabile, ha voluto rimarcare che "troppe persone hanno visto e non hanno fatto nulla", riferendosi a presunte omissioni dei servizi sociali e di tutti coloro che non hanno raccolto i segnali di allarme lanciati da Jessica o non l'hanno aiutata pur conoscendo la sua storia di ragazza ''difficile''. La difesa in subordine ha chiesto di riconoscere il vizio parziale di mente o di escludere la recidiva contestata per un caso stalking nei confronti di un'altra donna e al contempo considerare le aggravanti equivalenti alle attenuanti per contenere la pena nei minimi edittali. Si ritorna in aula il prossimo 14 dicembre, giorno in cui potrebbe arrivare la sentenza.

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