Ragazza uccisa a coltellate, qualcosa non quadra: si scava su altre responsabilità

Qualcuno potrebbe aver aiutato Garlaschi, almeno nella fase successiva all’omicidio di Jessica Faoro. C’era una seconda persona in casa quella notte?

INDAGINI Jessica Valentina Faoro

INDAGINI Jessica Valentina Faoro

Milano, 24 luglio  2018 - «Sono Alessandro Garlaschi, sono in via Francesco Brioschi 93, ho bisogno di un’ambulanza, di un’automedica e della polizia». È la voce di chi ha appena ucciso Jessica Faoro, la 19enne morta con 40 coltellate. Garlaschi chiama il 118, la telefonata è registrata, lui prosegue: «C’è stata una lite tra di noi, mi ha colpito con un coltello a entrambe le mani, io sono riuscito a prendere il coltello e l’ho colpita allo stomaco, infatti è uscito un pezzo di organo». «L’ha colpita allo stomaco?», dice l’operatice. «Sì, infatti è uscito un pezzo di organo», conferma lucido Garlaschi. E ancora, rispondendo alle domande del medico del 118: «La ragazza ora è a terra: ho cercato di pulire, ho cercato di metterla coperta dentro a delle borse, a dei teli, perché non volevo vederla in faccia. Lei mi ha guardato e mi ha detto... non respiro più, e subito dopo... boh, più niente».

Le parole sono una agghiacciante confessione. È stato lui ad uccidere la giovane Jessica, soltanto lui, la moglie del tramviere non era presente la notte dell’omicidio, lo confermerebbero le telecamere e la donna non sarebbe mai stata indagata, secondo quanto precisato dall’aggiunto Letizia Mannella. Il 7 agosto scadono i termini per chiedere il giudizio immediato, procedimento che si segue nel caso in cui il quadro accusatorio sia chiaro e completo. Nelle scorse settimane però, gli agenti della squadra mobile hanno eseguito un altro sopralluogo nella casa di via Brioschi, teatro dell’omicidio. Un lungo e accurato esame della scena del crimine. Elemento questo che, unito alla mancata chisura delle indagini in prossimità della scadenza dei termini per il rito alternativo, ha fatto pensare che ci sia dell’altro. La madre di Jessica ha sempre pensato e dichiarato, anche davanti alle telecamere della tv, che Garlaschi non può aver fatto tutto da solo. E ancora che qualcuno deve averlo aiutato, almeno nella fase successiva all’omicidio. C’era una seconda persona in casa quella notte? Le immagini delle telecamere vanno riviste sotto un’altra ottica? O è tornata in ballo la posizione della moglie e della suocera? 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro