"Io, vaccinata con Sputnik finalmente fuori dal limbo"

Olga, oss della Crimea, in patria aveva avuto farmaco non riconosciuto in Europa. Un mese fa è stata sospesa, ma grazie al nuovo protocollo sta completando il ciclo

di Marianna Vazzana

La certificazione della prima dose Pfizer è un mezzo traguardo raggiunto per Olga Morozkina, cinquantottenne originaria di Kerč, città della Crimea, la più grande penisola affacciata sul Mar Nero, annessa dalla Federazione russa sette anni fa. Mezzo traguardo perché le manca ancora la seconda dose (il richiamo è fissato per il 30 novembre) per ottenere non solo il green pass, ma la possibilità di tornare in corsìa: la donna, che vive in Italia da 20 anni, è un’operatrice socio sanitaria, e da quasi un mese è sospesa senza retribuzione dal suo lavoro in un ospedale milanese proprio perché ai sanitari, per proteggere i pazienti, sin dallo scorso aprile è richiesto non il certificato verde ottenibile anche con un tampone ogni 48 ore ma proprio d’essere vaccinati dal coronavirus. E Olga non è affatto una no vax, ma finora ha potuto esibire solo il certificato della vaccinazione effettuata nel suo Paese con Sputnik, un vaccino non autorizzato dall’Ema.

Una condizione che accomuna tante persone, non solo straniere, vaccinatesi all’estero con farmaci non riconosciuti dall’Agenzia europea per i medicinali e che fino allo scorso 3 novembre si trovavano nel limbo, con certificati non validi in Italia ma senza possibilità di accedere alla somministrazione di un altro vaccino. La situazione si è sbloccata con una circolare del Ministero della Salute: chiarisce che i soggetti vaccinati all’estero con un medicinale non autorizzato da Ema possono ricevere una dose di richiamo con un vaccino autorizzato a mRna (Pfizer o Moderna) nei dosaggi previsti per il "booster", a partire da 28 giorni e fino a un massimo di 6 mesi dal completamento del ciclo primario. Questo "ciclo vaccinale integrato è riconosciuto come equivalente", e dà diritto anche al green pass. Invece, "superato il termine massimo di 6 mesi dal completamento del ciclo primario con vaccino non autorizzato da Ema, così come in caso di mancato completamento dello stesso, è possibile procedere con un ciclo vaccinale primario completo con vaccino a mRna". E questo è il caso della signora Olga, che, avendo completato il ciclo nel suo paese con il Gam-Covid-Vac, nome commerciale Sputnik, lo scorso 2 marzo, può procedere con due dosi. Adesso è a metà. "Non vedo l’ora che arrivi il 30 novembre, voglio ricominciare a lavorare". La 58enne spiega di essere tornata a Kerč a gennaio del 2020, "alla scadenza del mio contratto di lavoro in una Rsa. Ne ho approfittato per rivedere mio padre e mio figlio dopo due anni di lontananza. Ma è scoppiata la pandemia e sono rimasta bloccata". Ha deciso di vaccinarsi in Crimea, dove le è stato inoculato il farmaco Gam-Covid lo sorso 9 febbraio (prima dose) e il 2 marzo (la seconda).

"Sono rientrata a Milano dopo qualche settimana e ho trovato lavoro come oss in un ospedale, per conto di una cooperativa", continua Olga. Tutto liscio, finché non è arrivato l’accertamento dell’obbligo vaccinale: le è stato chiesto di mostrare le certificazioni, ma quelle su Sputnik non potevano essere accettate, così "il 22 ottobre sono stata sospesa. Il 26 mi sono presentata in un hub vaccinale, dopo aver prenotato, ma la dose non mi è stata somministrata dai medici", non essendoci ancora un protocollo stabilito su come comportarsi con i vaccinati con farmaci non riconosciuti da Ema o equivalenti. Una questione di tutela, per loro e per la collettività. La svolta si è avuta con la circolare ministeriale, arrivata dopo il parere dell’Aifa. Ora Olga aspetta la seconda dose. "Spero che la data del 30 novembre mi porti fortuna. È anche il giorno della scadenza del mio contratto, confido in un rinnovo".

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