Covid, la rabbia di un ristoratore lasciato senza ristori per un cavillo burocratico

A Peschiera Borromeo fa danni l'effetto combinato di pandemia e burocrazia

La Bottega Verace di Peschiera

La Bottega Verace di Peschiera

 

Peschiera Borromeo (Milano), 22 gennaio 2021 - Un ristorante con 18 dipendenti escluso dai ristori per un cavillo burocratico. Il protagonista è Gerardo Moccaldi, un imprenditore di 33 anni che ha inaugurato il suo locale “Bottega Verace”, in via Achille Grandi 9, a Peschiera Borromeo, nel giugno del 2019. "Ho aperto l’attività pieno di entusiasmo – racconta sconsolato – assumendo in maggioranza personale sotto i 30 anni, molti a tempo indeterminato, per permettere ai giovani di entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale. Nei primi sei mesi di attività abbiamo fatturato molto bene, l’ambiente e le nostre proposte culinarie hanno riscosso un buon successo. Tutto stava andando per il verso giusto, poi c’è stata la pandemia e c’è stato il crollo, con il fatturato che è sceso del 70%". 

Avete quindi fatto richiesta per ottenere i ristori…

"Ci aspettavamo di ricevere almeno 8mila euro, il minimo stabilito per legge per i periodi di aprile e novembre, ma ci è arrivata la doccia fredda: non abbiamo diritto a nulla perché, secondo l’Agenzia delle Entrate, noi non avremmo subito cali di fatturato".

Come è possibile?

"Il Decreto Ristori prevede che, per le attività aperte prima del 2020, vengano messi a confronto i fatturati di aprile 2019 e aprile 2020. Secondo l’Agenzia delle Entrate io avrei iniziato l’attività nel 2018 con l’apertura della partita Iva. Peccato che abbia inaugurato il locale solo a giugno 2019, dopo un lungo lavoro di ristrutturazione. Ovviamente il mio fatturato di aprile è pari a zero: eravamo ancora chiusi!".

Avete fatto richiesta per il ristoro successivo?

"Certo. Avevo inghiottito l’amaro boccone del mancato contributo, ma mi aspettavo di ottenere un ristoro almeno per il periodo del secondo lockdown. Invece ho scoperto che i parametri sono ancora gli stessi di aprile, quindi risulta ancora che io non ho fatturato nulla e a nulla ho diritto. L’unico aspetto positivo è di avere ricevuto molta solidarietà dalla comunità di Peschiera e dei paesi vicini. I nostri clienti ci sostengono comprando la pizza da asporto durante i week-end. Consegniamo anche a domicilio".

Cosa si aspetta ora dallo Stato?

"Che venga posto rimedio a questa ingiustizia, non solo nel mio caso ma in tutti quelli analoghi al mio".

 

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