"Io, Ibra e Mind: la cura per Magenta"

Del Gobbo (ri)eletto sindaco: il centrodestra sia unito come una nazionale. Il futuro? Idee moderate

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di Luca Balzarotti

Caffè macchiato al bar davanti al municipio, in piazza Formenti. Il telefono squilla, le chiamate in entrate coprono solo in parte la foto di sfondo dedicata alla sua Fiorentina (e ad Antognoni). I dirigenti comunali arrivano per le pratiche burocratiche: "ci sono carte da firmare", gli ricordano. Saranno le uniche pause di un’ora in cui Luca Del Gobbo, (ri)eletto sindaco di Magenta dopo due mandati (2002-2012) e l’esperienza in Regione, racconta la sua cura per Magenta racchiusa in tre parole solo in apparenza discordanti: innovazione, Rinascimento, restaurazione.

Del Gobbo, perché è tornato?

"Sono stato sollecitato da amici perché la città ha risorse e potenzialità inespresse. Ci sono le risorse del Pnrr da sfruttare, c’è una Milano che si sta rilanciando dopo la pandemia e a pochi chilometri c’è Mind, il centro dell’innovazione nato nell’ex area dell’Expo: Magenta non può non sfruttare le opportunità di un centro così vicino, con i migliori ricercatori del mondo".

Dalla Regione al Comune: non è un passo indietro?

"Può sembrare se letto con alcune logiche convenzionali. Per me non lo è: ho lo stesso entusiasmo che avevo 20 anni fa ma più esperienza".

Inutile nasconderlo: il centrodestra ha vinto ma negli ultimi 5 anni il gradimento per l’operato del sindaco e della Giunta non è stato apprezzato. Cosa non ha funzionato?

"L’idea che siccome ho vinto posso fare tutto è sbagliata: serve umiltà. Non avere rapporti con le altre istituzioni non funziona. Voglio che il palazzo torni ad avere anche un rapporto stretto con la città, con le associazioni e le imprese. Ecco perché ripartirò in autunno dagli Stati generali: tutte le forze saranno chiamate a mettere insieme idee e forze per il Rinascimento di Magenta".

I ritorni sono sempre un rischio, però.

"Ho rischiato tanto in campagna elettorale, rischio tanto per Magenta. Non sempre funzionano i ritorni: anche se sono della Fiorentina, spero di avere lo stesso effetto di Ibrahimovic. Intanto ho ricompattato un centrodestra diviso: basta essere 4 squadre (i 4 partiti), bisogna indossare la maglia del Magenta come se fossimo una nazionale".

A proposito di squadra: cambierà molto la sua Giunta rispetto a quella uscente o è bastato cambiare l’allenatore?

"No, non è bastato. Cambierà sicuramente il modo di giocare e ci saranno cambiamenti anche se non sono per il nuovismo alla 5 Stelle".

Come fa un moderato come lei a trovare un’intesa anche con forze più estremiste su temi come la necessità di trovare un luogo di culto per confessioni diverse da quella cattolica o sull’immigrazione?

"Quando si sta in una coalizione occorre trovare una sintesi. Devo dire che nei primi due mandati la sintesi che proponevo è sempre stata accolta. E poi se il centrodestra vorrà essere una forza di governo dovrà guardare sempre più al centro".

Promesse?

"Inutile fare quelle dei 100 giorni. Di sicuro vorrei rivedere il piano di governo del territorio del centrosinistra definendo una Magenta che stia intorno ai 27mila abitanti, cresca salvaguardando la propria identità. Innovare la macchina comunale e creare una formazione continua per personale comunale e politici".

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