Litigio, invalido licenziato. All’ospedale San Paolo torna lo sciopero della fame

Raffaele Trizio, licenziato per un litigio con la dirigente del suo Cps, torna a dormire in ospedale e riprende lo sciopero completo della fame di Giulia Bonezzi

L'ospedale San Paolo, all'ingresso uno striscione di protesta

L'ospedale San Paolo, all'ingresso uno striscione di protesta

Milano, 11 agosto 2014 - Oggi all’ospedale San Paolo comincia una settimana di fuoco: contro il pugno duro della dirigenza e i licenziamenti disciplinari tornano a mobilitarsi i sindacati di base, si aggiungono politici e centri sociali. Soprattutto Raffaele Trizio, licenziato per un litigio con la dirigente del suo Cps, torna a dormire in ospedale e riprende lo sciopero completo della fame. Raffaele ha 51 anni, lavorava come assistente sociale da 22, gli ultimi 9 al San Paolo. È invalido all’80% per una malattia reumatica cronica. L’hanno lasciato a casa in giugno, quattro mesi dopo la discussione con la dirigente del suo Cps in zona Ticinese, che l’ha denunciato. Sullo sfondo della vicenda c’è una lunga storia di cattivi rapporti proprio con quella dottoressa, ma anche la spaccatura avvenuta mesi fa in seno alla Rsu del San Paolo (Trizio è un ex della Cgil) e la protesta dei sindacati di base, Usi e Fsi in testa, contro il «clima di polizia» che denunciano in ospedale. È scontro permanente con i vertici che hanno messo sotto procedimento disciplinare due delegati, un infermiere e un’ostetrica che il 21 maggio, al termine di un’assemblea, occuparono per quattro ore i locali del servizio infermieristico. Anche per protestare contro il licenziamento disciplinare di un’altra infermiera, che poi ha trovato un accordo con l’azienda. Raffaele no. Ha impugnato il licenziamento e si è messo a protestare: il 16 luglio si è piantato nell’atrio dell’ospedale, tre giorni e tre notti in sciopero della fame. La sua protesta va avanti da allora, con lo sciopero in forma «attenuata» (mangia solo frutta) e la presenza tutti i giorni in ospedale, con un banchetto sistemato tra la mensa e la sede dell’Usi, dove raccoglie firme contro i provvedimenti disciplinari. All’ultima conta erano 556.

Il 19 agosto c’è la prima udienza della sua causa in tribunale, e Usi e Fsi, che nel frattempo hanno fondato un comitato al quale hanno aderito anche la Fials aziendale, i 5 Stelle, l’esponente di Rifondazione Massimo Gatti, hanno organizzato una settimana di mobilitazione a partire da oggi, con iniziative giorno e notte. Proiezioni e mostre sugli scandali che hanno toccato negli anni l’ospedale, e serate di dibattito, sulla sanità lombarda ma anche sulla Palestina e sul Chiapas, dove la ong “Vento di terra”, nata in ospedale, e un progetto dell’Usi hanno costruito scuole e cliniche distrutte, rispettivamente, dai raid israeliani e dagli attacchi dei paramilitari. E spettacoli, come quello del cabarettista Andrea Labanca, annunciato mercoledì sera; altri ne preparano i centri sociali Torchiera e Conchetta. Tutto intorno al «ponte» che si percorre per raggiungere gli ambulatori e la cassa del ticket. «La direzione non ci ha autorizzati - spiegano dall’Usi - noi andiamo avanti, si vedrà».

giulia.bonezzi@ilgiorno.net

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