Gas killer in fabbrica, morto il quarto operaio. La moglie: "Ci capivamo al volo"

Milano, dopo Arrigo anche il fratello Giancarlo. Aveva perso il figlio

L'operaio morto, Giancarlo Barbieri, con la moglie

L'operaio morto, Giancarlo Barbieri, con la moglie

Milano, 19 gennaio 2018 - Giancarlo Barbieri, il direttore della fabbrica Lamina di Milano, non ce l’ha fatta. La morte cerebrale è sopraggiunta ieri nel primo pomeriggio al reparto di terapia intensiva cardiochirurgica del San Raffaele dove era ricoverato già da martedì, dopo il grave incidente in cui hanno perso subito la vita Marco Santamaria, elettricista, Arrigo Barbieri, responsabile di produzione, e Giuseppe Setzu, operaio. Tutti entrati nel forno di fusione dei metalli nel tentativo di riparare un guasto. Trascorse sei ore di accertamento ai dottori ieri sera non è rimasto che decretare la morte anche da un punto di vista legale.

La vedova Angelina Scarpetta, 61enne come il marito, ha manifestato la volontà di donare gli organi. «Giancarlo era una persona meravigliosa. Aveva due passioni: il lavoro e la famiglia», dice. Si sono conosciuti da bambini, alle elementari di Taccona di Muggiò, dove hanno sempre vissuto. Sposati a 21 anni, avrebbero festeggiato quest’anno 40 anni di matrimonio. «Ci capivamo al volo. Del resto parlava poco. Si teneva tutto dentro, anche in occasione di tragedie». Riferimento alla scomparsa del figlio Riccardo, 15 anni fa, in un terribile incidente stradale. «Dopo la perdita di mio figlio il nostro amore è diventato ancora più forte». Angelina è una donna molto credente: «Sono certa che adesso Giancarlo sia abbracciato in Cielo con Riccardo. Da lassù chiedo a loro solo una cosa: la consolazione di un nipotino».

Intanto l’inchiesta condotta da carabinieri, vigili del fuoco e Ast e coordinata dai magistrati del dipartimento “salute e lavoro” della Procura milanese va avanti. Una super consulenza tecnica per sciogliere ogni dubbio sulle cause dell’incidente sarà il prossimo passo. Lunedì prossimo il consulente nominato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Gaetano Ruta si recherà nello stabilimento per svolgere, all’interno del forno, una serie di accertamenti tecnici irripetibili su tempi e cause dell’intossicazione da azoto risultata fatale per i quattro operai scesi nella struttura sotterranea utilizzata per la fusione dei metalli. Insieme a lui saranno presenti anche i consulenti della difesa di Roberto Sammarchi, l’amministratore unico dell’azienda indagato come atto dovuto per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. L’intero impianto è sotto sequestro ma i sigilli saranno tolti una volta terminati gli accertamenti tecnici per garantire la continuità dell’attività aziendale.

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