Insulti razzisti al baby giocatore nero, la madre: "Genitori, vergognatevi"

Milano, offese dagli spalti. Sfogo su facebook: a 13 anni è distrutto

Rita, mamma della vittima degli insulti in campo

Rita, mamma della vittima degli insulti in campo

Milano, 20 maggio 2019 - Sabato pomeriggio, Milano. Un ragazzino di 13 anni, italiano con la pelle nera, torna a casa da un triangolare di basket under 13 e racconta a sua madre che dagli spalti l’hanno insultato per il colore della sua pelle. Due volte. Così la mamma, Rita, che l’ha adottato quando aveva sei mesi in Etiopia, scrive su Facebook, anche sulla pagina della squadra avversaria: «Vorrei ringraziare quei genitori che dagli spalti gli hanno urlato ‘negro di merda’. Complimenti. Evviva lo sport». L’ASD Tigers Basket Milano immediatamente «condanna e si dissocia completamente e in maniera netta dall’accaduto. Da sempre lottiamo contro ogni discriminazione. Faremo in modo di avere chiarezza».

Non ce l’ha con la società sportiva Rita, lo precisa: «Il presidente mi ha scritto, sono una realtà che conduce un’opera più che meritoria in una zona complessa», la periferia multietnica di via Padova. «Non potevano fare niente – chiarisce la mamma –: gli insulti li hanno sentiti mio figlio e alcuni suoi compagni, l’hanno detto all’allenatore solo dopo la partita». Poi, a casa, suo figlio l’ha detto a lei. Era già capitato dopo altre partite, «ma mai prima di quest’anno, mai niente del genere dal nido alle medie, né in campo né all’oratorio né agli scout. Pensavo fosse la fortuna di vivere a Milano. Non siamo gente suscettibile, mio figlio è tranquillo sull’avere caratteristiche diverse dalla maggioranza: ha persino una maglietta con scritto ‘nero chi legge’, ci va a scuola». E, però, sabato c’è stato qualcosa di diverso: «Mio figlio ha detto: ‘Il mio istinto era prenderli a pugni, ma non ho fatto niente. Adesso non posso più giocare a basket’. E allora gli ho detto ‘no, ci difendiamo con le parole, ti faccio vedere’. Dovevo una risposta a lui, lo dovevo agli altri perché un momento così bello era stato sporcato da qualcosa che non chiamo neanche razzismo, perché forse quello puoi contrastarlo con le tue ragioni, ma proprio stupidità».

Chiediamo a Rita se pensa che il clima degli ultimi anni c’entri con questi episodi. «Dico solo che non ci era successo niente prima di quest’anno. Però non vorrei strumentalizzazioni. È vero, ho invitato pubblicamente il ministro dell’Interno a casa mia, ma non in quanto Matteo Salvini: voglio che venga in quanto Stato, a dire a mio figlio ‘puoi stare qui, perché ti difendo’». 

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