Boom d’influenza tra i bambini: "Il pediatra non risponde, delirio in pronto soccorso"

L’odissea di una mamma diventa virale su Twitter, ma è assalto di codici verdi nei pronto soccorso. Mancano medici, il virus colpisce i piccoli 3 volte di più. E solo l’8,4% degli under 14 è vaccinato

Influenza in aumento nei bambini piccoli (Imagoeconomica)

Influenza in aumento nei bambini piccoli (Imagoeconomica)

Una mamma, Giorgia, racconta su Twitter la sua odissea con un bimbo di due anni con la febbre alta, il pediatra che non risponde al telefono da 4 giorni ("costantemente occupato"), la corsa al pronto soccorso del Buzzi, con "orde di genitori nelle nostre condizioni", "due ore per l’accettazione" e la prospettiva di "dieci di attesa quando abbiamo deciso di andare via". Giorgia (al cui bimbo, risponderà agli utenti in serata, alla fine "è stata riscontrata una brutta otite e un generale intasamento broncopolmonare, con la cura antibiotica risolveremo") non incolpa l’ospedale Buzzi ("Il personale stava facendo del suo meglio"), né il pediatra ("Sono certa che" aveva "centinaia di chiamate"), ma "tutto il sistema che ha portato a questo, in Lombardia e altrove". Il suo thread diventa virale, a decine le rispondono raccontando situazioni simili, in Lombardia e in altre regioni. Rappresentazione plastica di un problema complesso (la carenza di pediatri) fatto brillare da uno contingente, descritto dagli ultimi numeri sull’influenza in impennata anticipata: 29,6 contagi ogni mille assistiti tra i bimbi sotto i 5 anni contro 9,5 nella popolazione generale in Italia, 38,7 (contro 14,4 nella popolazione) in Lombardia.

Dove dopo due mesi di campagna antinfluenzale il vaccino (gratis da subito, via spray nasale) l’ha fatto appena l’8,4% dei minori da 6 mesi a 14 anni. Il combinato disposto, sommato all’ansia di genitori che non trovano risposte o anche solo rassicurazioni, si scarica sui pronto soccorso pediatrici. Quello della De Marchi del Policlinico al momento non sfora lo standard di 80-100 accessi al giorno, ma nelle ultime tre settimane è aumentata la percentuale di bimbi con sintomi para-influenzali, tra il 30 e il 60% a seconda della giornata; all’80-90% sono codici verdi.

Al Buzzi, spiega il primario della Pediatria Gian Vincenzo Zuccotti, è un’altra storia: "Da qualche settimana siamo sui 140 accessi al giorno, in novembre ne avremo avuti 3.500", il 50% più di ottobre; "quest’anno per la prima volta supereremo i 30 mila". E nella foresta dei codici verdi possono essercene "46 gialli" che necessitano attenzione. "La sanità territoriale ha bisogno di una riorganizzazione, ma i professionisti diminuiscono sia in ospedale che fuori e aumenta la pressione sui pronto soccorso che dovrebbero essere chiamati a fare altro", ragiona Zuccotti. E poi c’è l’influenza, che si accanisce su bimbi il cui giovane sistema immunitario è rimasto per oltre due anni sotto la campana di vetro delle misure antipandemiche.

«L’avevamo già visto l’anno scorso col virus respiratorio sinciziale - ricorda Zuccotti –, e del resto i bambini sono sempre stati i più colpiti da queste patologie. La verità è che noi conviviamo con virus e batteri, è difficile pensare di schivarli tutti: dobbiamo cercare di tornare a una quotidianità più “normale”, concentrando la prevenzione sulle persone che se si ammalano rischiano complicanze gravi".