Inflazione, guerra e incertezza frenano gli acquisti nei negozi

Grido di dolore dei commercianti. Meghnagi (Confcommercio): "Siamo a –15% rispetto al 2019"

Migration

di Annamaria Lazzari

L’inflazione al galoppo, i tragici venti della crisi russo-ucraina e un clima di incertezza generalizzata hanno raffreddato la spinta ai consumi. Secondo Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa di vie di Confcommercio Milano e numero uno di Ascobaires, sono soprattutto "le prospettive inflazionistiche che paiono non essere di natura transitoria ad aver ridotto il budget familiare, in particolare quello destinato ad abbigliamento e calzature che non sono considerati dei beni necessari". Rispetto a marzo 2019 (il confronto con lo stesso periodo del 2020 e 2021 sarebbe fuorviante, a causa del lockdown e delle zone rosse) "il trend è negativo, almeno –15%" spiega Meghnagi che giudica "deludente" il provvedimento del governo che ha ridotto le accise sui carburanti per un mese: "È un pannicello caldo per un Paese dove l’85% delle merci, per arrivare sugli scaffali, viaggia su strada: fra 30 giorni saremo punto e a capo", dice. Ancora peggio giudica l’ipotesi, che il sindaco Giuseppe Sala non esclude, di spegnere le vetrine dopo l’orario di chiusura contro il caro-energia: "Sarebbe il colpo di grazia per il commercio e la sicurezza".

"Siamo stati catapultati dall’euforia per l’annunciata uscita dalla fase emergenziale della pandemia a una nuova dimensione densa di preoccupazioni che ha peggiorato la fiducia dei consumatori", argomenta Sabrina Frigoli, titolare dell’omonima boutique di corso di Porta Romana e presidente di Porta Romana Bella, secondo cui "servono strumenti eccezionali, a partire dal taglio di qualche punto percentuale dell’aliquota ordinaria per rilanciare i consumi interni". Dal Duomo si alza il grido di dolore di Roberto Libretti, titolare de “Le scarpe di Paolo“ di via Orefici (e numero uno di Assorefici): "Il centro è morto ma nessuno se ne è accorto. Non essendo a vocazione residenziale, in assenza di lavoratori, che sono ancora in smart working, e di turisti stranieri c’è il deserto, soprattutto nei giorni feriali".

Anche fuori dal Municipio 1, però, il clima non è esaltante: "La prima settimana dopo l’attacco russo è stata tragica, sulla via il passaggio si era azzerato e non si batteva scontrino. Da qualche giorno, complice il clima mite, va un po’ meglio ma siamo lontani dalle performance del periodo pre-pandemico" sostiene Giuseppe De Pasquale, a capo della “Valigeria Marzorati“ di via Rembrandt e dell’associazione dei commercianti di via. Elisabetta Ruffa, titolare di “Elissima“ in viale Certosa, invita la categoria a non lasciarsi prendere dallo sconforto: "Le difficoltà ci sono ma bisogna reagire. L’attivismo sui social è fondamentale per promuoversi, io così sono riuscita a traghettare la mia attività durante la pandemia e oggi spedisco in tutta Italia".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro