Blocco delle assunzioni e stipendi bassi, infermieri in fuga da Milano

E' migliore l'offerta degli ospedali in Svizzera e nei Paesi del Nord Europa

Una manifestazione degli infermieri

Una manifestazione degli infermieri

Milano, 18 novembre 2018 - Infermieri in fuga da Milano, attirati da stipendi più alti e migliori condizioni di lavoro offerte da ospedali in Svizzera e nei Paesi del Nord Europa. E cooperative che continuano a reclutare all’estero, nell’Est Europa o in Sudamerica, personale per presidi medici e cliniche, che si accontenta di salari più bassi.

«I nostri infermieri hanno una preparazione che in tutto il mondo ci invidiano - spiega Ciro Capuano, segretario della Uil Milano e Lombardia responsabile Politiche socio-sanitarie - ma da noi non riescono a trovare sbocchi lavorativi soddisfacenti, anche a causa di anni di blocco delle assunzioni negli ospedali». Secondo una stima del sindacalista, solo negli ospedali di Milano e hinterland mancano oltre 550 infermieri, che raggiungono quota quattromila in tutta la Lombardia. Chi va in pensione non viene rimpiazzato, e il personale rimasto copre i “buchi” con straordinari quasi quotidiani.

La situazione più critica, secondo la stima di Capuano, all’ospedale Niguarda, dove servirebbero quasi 110 infermieri in più rispetto all’organico. Poi al Sacco-Fatebenefratelli, con una carenza di 70-75 professionisti, 60 al San Paolo-San Carlo, 50 al Pini-Cto, altri 50 nei poli ospedalieri di Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, solo per citare alcune situazioni. «Tutto questo rischia di ripercuotersi sulla qualità del servizio - sottolinea Capuano -. Servirebbe un “New Deal” della sanità lombarda, con risorse per il personale, assunzioni e stabilizzazione dei precari. L’invecchiamento della popolazione renderà gli infermieri sempre più necessari, e in tutto questo si inserisce il tema delle malattie croniche e dell’assistenza domiciliare».

Ma le assunzioni si fanno con il contagocce, e ai concorsi indetti dagli ospedali si presentano centinaia di candidati. Anche per questo chi può varca il confine, diretto verso la Svizzera, la Germania, il Regno Unito o la Scandinavia. Una fuga di professionalità che, secondo i dati citati da Capuano, coinvolge circa il 26% degli infermieri usciti dalle scuole, a fronte di circa 55mila infermieri arrivati in Italia dall’estero negli ultimi dieci anni (oltre il 10% del totale in Lombardia). E Milano è al centro di campagne di reclutamento. Ultima quella avviata dalla Svezia, con un incontro nella sede dell’Afol metropolitana che ha attirato numerosi infermieri pronti a fare i bagagli e varcare i confini.

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