Indietro di cent’anni insieme a Santa Marta

Dario Tonetti, appassionato di storia, racconta le vicende della cappelletta. E invita a ripetere la secolare processione dal cimitero di Casterno

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di Giovanni Chiodini

"Lo scorso anno non si è potuto fare per via del Covid ma credo che adesso ci siano tutte le condizioni per ripetere, cento anni dopo, la processione che partendo dal cimitero di Casterno portò la Madonna lauretana a “trovare“ Santa Marta nell’omonima cappellina, che proprio cento anni fa venne ristrutturata".

Lo dice Dario Tonetti, appassionato di storia locale, che ha appena pubblicato un libro su Casterno e Santa Marta. La cappelletta la si trova percorrendo la strada che da Casterno porta a Cascinazza, all’incrocio con la strada che scende in vallata e arriva al Ticino. "Quando andavano al Ticino – ricorda Tonetti – sulla strada del ritorno era d’obbligo fermarsi a bere l’acqua della sorgente che è proprio dietro la cappellina".

Da cosa derivi il culto di Santa Marta (sorella di Maria e di Lazzaro, abitanti a Betania, nella cui casa si fermò anche Gesù) non è noto. E neanche perché così si chiamino la discesa, la sorgente, la cappelletta, l’antica cascina con il suo mulino (oggi diventata un agriturismo), il lavatoio. La gente del luogo è comunque devota a questa immagine: prima della pandemia ogni anno al mese di maggio vi si recava per il Rosario. "La leggenda – dice Tonetti – narra che la cappelletta venne realizzata per riconoscenza da un nobile per non essere perito in un incidente accaduto al proprio calesse mentre scendeva verso la vallata. L’unica cosa certa è che c’è traccia di questa cappelletta nella visita pastorale di San Carlo Borromeo a Robecco nel 1530. I lavori di restauro del 1921 furono coordinati dall’allora parroco don Carlo Tavella. Il restauro interno venne pagato da Giulio Decio Garbini mentre le opere edili, come lo stesso parroco cinicamente scrisse, dal Comune, allora governato da una Giunta rossa".

Nel dipinto originale Santa Marta era rappresentata da una donna con una brocca in mano. Oggi chi si ferma alla cappelletta trova un dipinto differente. Santa Marta ha nella mano destra un mestolo e nella sinistra un libro. Lo ha commissionato nel 2010 la famiglia Cairati, titolare dell’agriturismo, a Maria Giuditta Pennacchio, nata in Villa Gaia nel 1944, figlia di una coppia milanese sfollata da Milano dopo i primi bombardamenti aerei sulla città.

Non potendo recuperare l’affresco esistente si è quindi pensato di realizzare un nuovo dipinto. Tonetti lascia comunque in sospeso due questioni: quello della proprietà della cappelletta e del terreno dove è insediata.

"Non è certamente della parrocchia – osserva l’autore della ricerca – Molto probabilmente appartiene a chi è subentrato nelle proprietà del conte Confalonieri, quello di Villa Gaia. Il terreno dove è insediata è invece infruttifero".

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