Incidente inventato, arrestato per omicidio

Nicola Alfano, 48 anni residente a Milano, avrebbe ucciso l’amico per impossessarsi della sua ricca eredità

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di Stefano Zanette

Non era stato un semplice incidente stradale. Ma un omicidio volontario, col movente dell’eredità. A distanza di 15 mesi, ieri mattina i poliziotti della squadra Mobile della Questura di Pavia hanno tratto in arresto Nicola Alfano, 48enne residente a Milano, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Pavia, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Era già stato indagato, in stato di libertà, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Ma le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto procuratore Camilla Repetto, sono arrivate a contestare l’omicidio volontario. Era il pomeriggio di martedì 11 giugno 2019 quando, a lato della via Alzaia, tra Certosa di Pavia e la frazione Giovenzano di Vellezzo Bellini, erano stati chiamati i soccorsi per la presunta uscita di strada di un’automobile. Sul posto era intervenuta la Polstrada di Pavia, insieme ai soccorritori dell’Areu e ai vigili del fuoco. E nell’abitacolo dell’Alfa Mito dell’allora 47enne milanese era stato trovato, ormai privo di vita, il corpo di Bruno Lazzerotti, 78enne di Milano. Era riverso con la testa immersa nell’acqua di un fossato d’irrigazione dalla profondità di soli 50 centimetri. Le cause del decesso non erano state immediatamente chiarite ed erano stati disposti accertamenti tecnici per verificare quel che poteva essere successo all’anziana vittima. La versione fornita dal 47enne, che era stata un po’ confusa e su alcuni aspetti contraddittoria, non aveva convinto, anche se poteva magari essere stata causata solo dalla concitazione per il drammatico momento.

Ma la "posizione statica" del deceduto, come spiega la nota stampa diramata ieri pomeriggio dalla Questura di Pavia, "non appariva compatibile con le dichiarazioni" del conducente dell’auto. E le successive indagini hanno consentito di "raccogliere e cristallizzare plurimi e gravi indizi di colpevolezza" nei confronti del 48enne ora arrestato per omicidio volontario. Sono stati effettuati anche accertamenti patrimoniali, per chiarire i rapporti tra il conducente e la vittima: era infatti emerso che il 78enne fosse molto facoltoso e l’amico sarebbe stato una sorta di suo fiduciario. In effetti le indagini hanno trovato il movente proprio nell’eredità, perché il 78enne non aveva parenti e aveva designato quale suo erede universale l’uomo ora accusato del suo omicidio. In base alla ricostruzione dell’accaduto, la vittima sarebbe stata strangolata, soffocata prima della messa in scena dell’uscita di strada. Ma l’improbabile annegamento in così poca acqua aveva destato subito sospetti, confermati dal prosieguo delle indagini e degli accertamenti tecnici che hanno portato all’accusa di omicidio volontario.

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