Gas killer in fabbrica, una super consulenza sui due guasti

Una serie di accertamenti tecnici all'interno del forno per fugare ogni dubbio sulle cause della tragedia

La Lamina di Greco (NewPress)

La Lamina di Greco (NewPress)

Milano, 19 gennaio 2018 - Una super consulenza  tecnica per fugare ogni dubbio sulle cause dell’incidente che martedì pomeriggio ha provocato la morte di quattro persone in via Rho. È questo uno dei prossimi passaggi-chiave dell’inchiesta condotta da carabinieri della Compagnia Monforte, vigili del fuoco e tecnici dell’Ats sotto il coordinamento dei magistrati del dipartimento «Salute e lavoro» della Procura. Lunedì il consulente nominato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm titolare del fascicolo Gaetano Ruta si recherà in mattinata nello stabilimento della Lamina spa per svolgere una serie di accertamenti tecnici irripetibili all’interno del forno interrato dov’è avvenuta la tragedia. L’obiettivo: individuare tempi e cause dell’intossicazione da azoto fatale per Marco Santamaria, Giuseppe Setzu e i fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri (quest’ultimo dichiarato morto nel tardo pomeriggio di ieri).

Insieme al perito saranno presenti anche i consulenti della difesa di Roberto Sanmarchi (rappresentato dall’avvocato Roberto Nicolosi Petringa), l’amministratore unico dell’azienda specializzata nella lavorazione dei metalli iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto, per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. I pm hanno deciso di accelerare le verifiche anche per ridurre al minimo il rischio di ripercussioni occupazionali negative per gli altri operai della ditta di Greco: l’intero impianto è infatti sotto sequestro, ma i sigilli saranno tolti non appena terminati gli approfondimenti investigativi proprio per garantire la ripresa immediata della produzione e scongiurare il ricorso alla cassa integrazione. Non sono state invece ancora fissate le autopsie, che però sono attese per i prossimi giorni. In attesa degli esiti della super consulenza, le indagini sono già arrivate a una ricostruzione verosimile dell’accaduto, come vi abbiamo spiegato ieri. A provocare la tragedia sarebbe stato un doppio guasto. Il primo è quello al sistema d’allarme, probabilmente di natura elettrica ai sensori che segnalano la presenza anomala di gas tossici. È il guasto che Barbieri e Santamaria devono riparare martedì pomeriggio, a due metri di profondità, nella fossa che contiene il forno. Non sanno però, proprio a causa del malfunzionamento dell’allarme (di fatto disattivato), che c’è un altro guasto, ben più serio: quello alla valvola dell’azoto. In sostanza, il gas, utilizzato per evitare che l’acciaio si ossidi durante le operazioni di riscaldamento, ha satutato la parte bassa dell’invaso (visto che «pesa» più dell’ossigeno e si deposita sul fondo). Così Barbieri e Santamaria si ritrovano in trappola: non hanno la strumentazione adatta per resistere a quella concentrazione di azoto (tipo una maschera, di quelle utilizzate dai vigili del fuoco, che consente di operare per un tempo massimo di 40 minuti) e perdono i sensi.

Il fratello di Arrigo, Giancarlo Barbieri, è il primo ad accorgersi del pericolo, ma viene risucchiato pure lui dalla nube inodore. Stessa sorte tocca a Giuseppe Setzu, che si precipiterà invano per cercare di mettere in salvo i colleghi. Ha contribuito anche l’imperizia a trasformare un doppio guasto in uno dei drammi sul lavoro più gravi degli ultimi anni? Presto per dirlo: i pm dovranno anche accertare se gli operai avrebbero dovuto indossare delle protezioni.

 

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