Inchiesta mascherine a Regione Lombardia, assolti due imprenditori. "La colpa è di Aria"

I giudici: nessuna frode ai danni del Pirellone per la maxi fornitura (poi svanita) di dispositivi di protezione

Assolti i 2 imprenditori finiti a processo per la fornitura di mascherine alla Lombardia

Assolti i 2 imprenditori finiti a processo per la fornitura di mascherine alla Lombardia

Milano - Nessuna frode da 7 milioni di euro ai danni di Regione Lombardia per una maxi fornitura (poi svanita) di mascherine antivirus. A sbagliare fu semmai la centrale acquisti Aria, che prima ritenne già concluso un contratto in realtà non ancora definito, poi versò prima del tempo il corrispettivo milionario non dovuto e infine, dopo aver chiesto la restituzione della somma, si fece prendere dalla fretta e non volle più attendere anche se una parte dei denari era già stata rispedita al committente.

Da Palazzo Lombardia scattò invece la denuncia per frode in pubbliche forniture che la Procura raccolse fino alla richiesta di rinvio a giudizio per due imprenditori che ora, però, il giudice ha assolto perché "il fatto non sussiste". Unica scusante concessa dal gip Guido Salvini alla centrale acquisti Aria per aver sollevato questo inutile  polverone, il fatto di aver agito due anni e mezzo fa con notevole "concitazione" in piena emergenza Covid.

La Procura aveva chiuso le indagini nei confronti di due amministratori di altrettante società accusati di frode nelle pubbliche forniture perché si eranno fatti pagare - secondo la tesi ora demolita - oltre 7 milioni di euro da Aria per 2 milioni di mascherine e altri dispositivi che poi però non avevano mai consegnato. Secondo la Procura vennero accampate una serie di «giustificazioni pretestuose, quali la festività musulmana del Venerdì», perché «la merce era asseritamente detenuta in Turchia».

Gli indagati erano Alessandra Moglia, amministratrice di Vivendo Pharma Gmbh, e Fabio Rosati, amministratore unico di Fitolux pro srl. Per non consegnare le mascherine, stando sempre  all’imputazione, gli indagati avevano anche parlato di una «imminente introduzione di una tassa all’esportazione» dei dpi «da parte del Governo turco», tanto da, scrive il pm, «costringere Regione Lombardia prima a formulare contestazione di inadempimento e diffida ad adempiere e in seguito alla risoluzione del contratto».

Secondo il giudice Salvini, invece, a sbagliare nei tempi e nei modi del contratto fu proprio la centrale acquisti Aria. Tanto che Regione Lombardia, compresa ad un certo punto l'antifona, non si è neppure costituita parte civile nel processo.

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