Incentivare il mercato degli affitti

Achille

Colombo Clerici*

In Francia il 43% degli abitanti è in locazione, in Germania il 46%, in Italia solo il 19%. Perché il sistema abitativo italiano funzioni appieno è necessario che il nostro dato si allinei con quello dell’Europa più avanzata. Va fatta una premessa. La politica sulla casa si è incartata, dopo anni di politiche che hanno portato a relegare in una sfera di improduttività economica e fiscale il 60% dello stock abitativo, intendo le case abitate a titolo di proprietà. I loro proprietari, che se messi insieme sarebbero il primo partito d’Italia, guardano con disincanto ai programmi elettorali. Manca la "grande operazione di sistema", qualcosa che, come il Superbonus, sappia muovere le moltitudini e far confluire risparmi e attività verso il settore. Senza il Superbonus nessuno degli 1,2 milioni di condomìni avrebbe mosso un dito. In questa campagna elettorale ogni partito ha proposto ricette diverse. Per citare, quella del Pd, focalizzata sugli aspetti di sussidiarietà e che prevede di realizzare 500mila alloggi di residenza pubblica. In teoria non è sbagliata, ma rischia di rimanere lettera morta, perché si tratta di un piano decennale che potrebbe costare oltre 50 miliardi di euro. Anche M5s ha un piano di edilizia residenziale pubblica nel programma. Ma bisogna fare attenzione perché questi piani vanno spesati, altrimenti nel mercato si ingenera incertezza che porta sfiducia: il fatto di evocare maggiori imposte patrimoniali o di successione sugli immobili, anche se non arrivano, ha forti effetti dissuasivi su chi potrebbe investire e non lo fa. Nella coalizione di centrodestra vedo più attenzione alla capacità del sistema immobiliare di produrre risorse, favorendo le locazioni, tenendo ferma la pressione fiscale e garantendo lo sgombero immediato in caso di sfratto. Le case che entrano nel mercato delle locazioni generano frutti: vanno messe a norma, rese efficienti, sviluppano un indotto di lavori, favoriscono la mobilità abitativa, portano redditi a chi le possiede e su questi il fisco prende la sua parte. Oggi invece l’80% degli italiani che vive nella propria casa, non la vede come fattore economico: né si sognava, prima del Superbonus, di spenderci soldi per renderla più efficiente dal punto di vista energetico, come l’Unione europea ci sta chiedendo.*Presidente Assoedilizia

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