Incendio Torre dei Moro Milano, pannelli non omologati

Le rivelazioni nella relazione dei Vigili del fuoco. Berti: "Per dieci anni dentro una bara"

La Torre dei Moro in fiamme

La Torre dei Moro in fiamme

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Non erano omologati. I pannelli dei rivestimenti a “vela“ della Torre dei Moro, grattacielo di 18 piani che prese fuoco come una torcia a fine agosto, non avevano l’apposita certificazione ministeriale. "Abbiamo vissuto e dormito per 10 anni dentro a una bara" commenta Mirko Berti, il portavoce degli ex inquilini. E stando agli investigatori dei vigili del fuoco, l’incendio, di origine accidentale, potrebbe essere stato innescato da un mozzicone di sigaretta lanciato dai piani più alti e finito casualmente su alcuni sacchi di spazzatura che si trovavano sul balcone del 15esimo piano.  All’epoca della costruzione del grattacielo, nel 2010, i pannelli vennero forniti dalla produttrice spagnola Alucoil alla italiana Zambonini, che si occupava delle facciate per conto della Moro Costruzioni, "prima che venisse rilasciata l’omologazione da parte del Ministero dell’Interno" . E l’installazione dei pannelli, fatti di materiale che contribuì alla propagazione del rogo, avvenne in "maniera difforme" rispetto a quanto "previsto dal certificato di prova" e dalla "omologazione". Lo si legge in una relazione dei vigili del fuoco agli atti dell’inchiesta. Il documento datato 2 novembre, redatto nell’inchiesta dell’aggiunto Tiziana Siciliano e del pm Marina Petruzzella, è stato depositato al tribunale della libertà, al quale hanno fatto ricorso - contro i sequestri avvenuti durante le perquisizioni - alcune difese dei legali rappresentanti e responsabili delle società che hanno realizzato l’edificio e che hanno avuto a che fare con la produzione, lavorazione e posa dei pannelli, ora indagati per disastro colposo. Nella relazione di una ventina di pagine, gli investigatori segnalano che risulta "evidente che i primi tre ordini dei pannelli Larson Pe da parte della società Zambonini" erano stati "inviati alla società Alucoil" e da questa "evasi" prima che "fosse stata rilasciata l’omologazione datata 3 maggio 2010" da parte della "Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica" del Ministero dell’Interno. In più, la quarta fornitura, che ci fu dopo l’omologazione, "non è stata accompagnata dalla prevista dichiarazione di conformità" richiesta da un decreto ministeriale. Così l’installazione sulle facciate, stando alla relazione, "è avvenuta in maniera difforme" da quanto previsto dal certificato di prova. La Zambonini "ha accettato le quattro forniture" malgrado le carenze documentali. La Moro Costruzioni, dal canto suo, "non ha controllato" che tutto fosse in regola. La forma della Torre, "geometrica con evidenti funzioni estetiche" ha però contribuito allo sviluppo dell’incendio".  Quanto all’innesco, stando alle analisi, scrivono gli investigatori, "si può concludere con ragionevole probabilità che l’incendio ha avuto origine da cause accidentali" e si è generato "verosimilmente da un mozzicone di sigaretta ancora acceso gettato dall’alto" e caduto nel balcone di un appartamento al 15esimo piano dove c’erano sacchi di spazzatura. In un’altra relazione, poi, i vigili del fuoco mettono in luce anche guasti e malfunzionamenti dei sistemi antincendio, tra cui l’assenza di acqua negli idranti e le pompe "praticamente fuorigioco".

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