Esplosioni a San Giuliano, perché è scoppiato l'incendio? Sul tavolo due ipotesi

Rogo nella sede di Nitrolchimica: in fiamme anche i solventi. La Procura apre un fascicolo per "incendio colposo e lesioni colpose plurime aggravate" a carico di soggetti da identificare

Milano - Una prima terribile esplosione. Poi altri scoppi in rapida successione e le fiamme che divorano uno dei capannoni con i silos, mandandone in frantumi il tetto. Temperature altissime, bidoni di plastica che volano da una parte all’altra, detriti che atterrano nel piazzale della ditta di fianco e tombini che si sollevano come spinti in alto da un geyser: "Sembrava di essere in guerra". E un’altissima colonna di fumo nero, visibile a una decina di chilometri di distanza, che si alza da un’area industriale alle porte di Milano, nella frazione Sesto Ulteriano di San Giuliano Milanese. Sono da poco passate le 10 quando il rogo inizia a svilupparsi nella sede di Nitrolchimica, azienda leader in Italia nel recupero dei solventi e nello smaltimento di rifiuti pericolosi. Ed è proprio il tipo di materiale che brucia a spaventare sin dai primissimi minuti ("Tenete chiuse le finestre", l’indicazione immediata): altamente infiammabile, potenzialmente nocivo e complicatissimo da domare, tanto che sarà necessario l’utilizzo di schiume speciali in arrivo anche da fuori Regione.

I diciotto dipendenti riescono in qualche modo a uscire e a mettersi in salvo: il più grave, il 43enne Sergio D.D., viene trasportato al San Gerardo di Monza e ricoverato nel reparto di Rianimazione (in serata il trasferimento al Centro grandi ustionati del Niguarda in prognosi riservata e in pericolo di vita) per ustioni di secondo e terzo grado su volto, torace, braccia e gambe. In ospedale finiscono anche il collega 55enne Francesco P., con bruciature di primo e secondo grado alla testa, e un terzo addetto, il 36enne Cristian P., con un taglio superficiale a una mano. Gli altri quindici, compreso uno inizialmente dato per disperso e poi ritrovato illeso, vengono visitati dai sanitari di Areu, anche se per nessuno di loro si renderà necessario un passaggio in pronto soccorso.

In via Monferrato arrivano una ventina di squadre dei vigili del fuoco (per circa cento uomini), che circoscrivono il perimetro del rogo ed evitano così che vengano coinvolti il capannone di fianco a quello devastato e le ditte vicine. Accanto alla macchina dei soccorsi, guidata dal centro di coordinamento attivato sin dal mattino in Prefettura, cominciano a muoversi in parallelo i tecnici di Arpa e Ats per valutare l’eventuale impatto sull’aria dei fumi sprigionati e gli investigatori specializzati dei pompieri e i carabinieri della Compagnia di San Donato per indagare sulle responsabilità dell’incendio.

Sul primo fronte, le rassicurazioni arrivano già nel primo pomeriggio, quando i tecnici dell’Agenzia regionale comunicano di non aver riscontrato "criticità significative sotto l’aspetto ambientale", pur precisando che il monitoraggio andrà avanti nei prossimi giorni con un campionatore ad alto volume per tenere sotto controllo (sulla base delle previsioni meteo) l’area "in cui è attesa la maggiore ricaduta delle emissioni".

Per quanto riguarda, invece, gli accertamenti sulle cause, che dovrebbero essere accidentali, sarà possibile concentrarsi su una pista precisa solo dopo il sopralluogo dei vigili del fuoco, che verrà effettuato a rogo definitivamente spento e a bonifica conclusa. In quel momento, si potrà capire se l’esplosione sia stata provocata dal malfunzionamento di un macchinario o se qualcosa sia andato storto nel corso di una lavorazione particolare.

Il procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro, ha annunciato in una nota l’apertura di un fascicolo "allo stato a carico di soggetti ancora da identificare" per i reati di "incendio colposo e lesioni colpose plurime aggravate", sottolineando allo stesso tempo che "non è superlfluo aggiungere che sono allo stato semplici ipotesi investigative".

 

 

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