Quarto Oggiaro, incendio in un palazzo. Haytam: "Mamma, c'è fumo e ho paura"

Il 13enne prova a salvarsi. Ora si trova ricoveratoall'Ospedale Sacco in fin di vita

Il fumo dalle finestre

Il fumo dalle finestre

Milano, 15 febbraio 2018 - «Mamma, c’è fumo, tanto fumo: ho paura...». Sono le 12.18. Haytam è da solo nell’appartamento all’undicesimo piano: la madre è al lavoro in un albergo poco lontano, le due sorelle di 10 e 19 anni sono a scuola. «C’è fumo, c’è fumo...», urla. Poi la comunicazione si interrompe, probabilmente il ragazzo si sente male. A quel punto, secondo quanto ricostruito dai soccorritori, il 13enne figlio di genitori marocchini prova a uscire dall’appartamento, ma ormai è intrappolato. Allora si rifugia in bagno, riempie d’acqua la vasca e vi si immerge per resistere il più possibile al calore insostenibile. Lì lo troveranno il capitano della compagnia Porta Magenta Fabio Manzo, un altro carabiniere, due agenti delle Volanti e due vigili del fuoco saliti con i colleghi nella torre di Quarto Oggiaro per controllare gli appartamenti uno ad uno: lo sollevano, lo adagiano su un telo arancione e lo trasportano a braccia per undici piani di scale. Lui è incosciente, in arresto cardiaco: tuttora attaccato alla macchina per la circolazione extracorporea dell’ospedale Sacco, non si è mai ripreso nonostante i tentativi incessanti di rianimarlo ed è in condizioni stabili per quanto estremamente critiche. È lui l’intossicato più grave dell’incendio divampato ieri a mezzogiorno nello stabile di via Cogne 20, indirizzo già reso tristemente noto dall’omicidio dell’ex calciatore Andrea La Rosa, ucciso proprio nelle cantine del palazzo da Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello.

Tutto è partito da un appartamento al decimo piano, quello abitato da una coppia di peruviani sulla cinquantina: a innescare le fiamme sarebbe stato un malfunzionamento del calorifero portatile, con il rogo poi esteso prima alle tende della porta-finestra e infine alla caldaia esterna esplosa (in tanti hanno sentito una forte deflagrazione); l’alternativa parla invece dello scoppio della caldaia, con le fiamme che poi si sarebbero estese al resto della casa.  Ipotesi investigative che troveranno conferma o smentita nel corso del sopralluogo di vigili del fuoco e militari, coordinati dal pm Ilaria Perinu: l’ispezione è stata rimandata a stamattina per l’elevatissima temperatura raggiunta ieri nei locali coinvolti («C’era talmente caldo che si sono sciolte le visiere dei caschi», hanno detto alcuni pompieri). Sul fatto che la causa vada ricercata in quel punto non ci sono dubbi, anche perché lo scoppio si è portato via un pezzo di rivestimento in mattoni. E lo conferma la 21enne che abita nel bilocale di fianco, la prima a chiamare il 112: «Ho sentito urlare “Aiuto, aiuto” e sono uscita sul pianerottolo: ho visto il signore sudamericano che si sbracciava e dietro di lui le tende già in fiamme».

I pompieri, intervenuti con parecchi mezzi e soltanto in minima parte rallentati dall’idrante condominiale fuori uso all’imbocco della rampa dei box («Era pieno di terra, l’acqua non veniva fuori»), hanno faticato non poco a mettere in salvo alcuni degli inquilini rimasti chiusi in casa: in tre sono stati portati giù con l’ausilio delle autoscale, quindici gli intossicati lievi; gli altri sono rimasti sotto i gazebo della Protezione civile, con loro l’assessore alla Casa Gabriele Rabaiotti, l’ex assessore alla Sicurezza Carmela Rozza e il presidente del Consiglio di Municipio 8 Fabio Galesi. Sequestrati decimo, undicesimo e dodicesimo piano per gli accertamenti del caso, nessuno degli inquilini dell’ala destra dell’edificio tirato su nel 1999 e gestito da MM ha potuto far rientro nelle rispettive abitazioni: chi ha chiesto un tetto dove passare la notte, una settantina in tutto, è stato sistemato dal Comune nel vicino condominio di via Carbonia, appena realizzato; cinque famiglie, invece, sono state ospitate in un albergo convenzionato.

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