Incendio alla palestra arrestato il vicino dentista

Il piromane e la sua amante il 28 maggio avevano dato fuoco alla FitBoutique. Lo avrebbero fatto per far abbassare il prezzo dello stabile e poi comprarlo

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di Francesca Grillo

"Potenziali gravissime conseguenze", si legge sulla relazione dei vigili del fuoco. Solo il loro immediato intervento, lo scorso 28 maggio, ha impedito quelle "gravissime conseguenze" di cui parlano. Perché c’è mancato pochissimo: questione di istanti e le fiamme avrebbero piegato le tubature del gas provocandone la fuoriuscita e la conseguente esplosione.

L’incendio della palestra FitBoutique in via degli Alpini aveva scosso la città: i gestori, una coppia di ragazzi che avevano riposto in quella palestra i loro sogni, erano rimasti per ore, in lacrime, davanti alle fiamme, mentre il fuoco divorava il loro sogno. Un mese di indagini, serratissime, e i carabinieri della Compagnia di Corsico, guidati dal maggiore Domenico La Padula e dal tenente Armando Laviola, sono riusciti ad arrestare i responsabili di quella che poteva essere una strage.

Ad appiccare l’incendio nella palestra è stato il dentista Gian Lauro Bianchi, 66enne di Crema e residente ad Assago, e l’amante Giovanna Vai, 64 anni, nata a Corsico e residente a Buccinasco. Il dentista ha cercato in tutti i modi di depistare le indagini, di inquinare le prove, di accusare presunti piromani, ma le telecamere del Comune di Buccinasco, installate anche di fronte alla palestra, lo hanno incastrato. Alle ore 22.04 l’occhio elettronico lo riprende con la complice mentre entra nel suo studio dentistico, proprio sopra la palestra che ha incendiato, nello stesso complesso dove ci sono anche altri studi, negozi, bar. Prende una scaletta, sale e copre con una vernice bianca la telecamera della palestra. Per non dare nell’occhio, mentre la complice fa da palo, appena si avvicina qualcuno i due si baciano sul marciapiede. Poi riempie l’alloggio delle tubature del gas con il liquido infiammabile, posiziona una lunga miccia a lenta combustione e si allontana. Tornano sul luogo del delitto, poco prima delle 5 del mattino. Le telecamere immortalano tutto, i carabinieri li pedinano, intercettano, inchiodano.

Il 27 giugno, nel tentativo di depistare le indagini, i due cercano di dare fuoco allo studio di pilates, proprio di fianco al loro, sempre sopra la palestra. Non ce la fanno: mettono troppo silicone per sigillare la fuga sotto la porta e la fiamma si spegne.

Il movente è ancora da chiarire: motivi economici sarebbero alla base del rogo che, per poco, non ha provocato una gigantesca esplosione, proprio dove c’erano i clienti del bar ancora seduti fuori e i passanti. I due, portati al carcere di San Vittore con l’accusa di incendio doloso aggravato e attentato alla sicurezza di un impianto di gas e considerati dal gip Stefania Donadeo "cinici, spregiudicati, con una spietata indole delinquenziale", avrebbero provocato l’incendio per deprezzare l’immobile e comprarlo: indicativo l’interesse del dentista poche ore dopo il rogo: "Ora qui non potete più stare - diceva ai proprietari -, è pericoloso. Quando vendete?".

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