In carcere a vita per l’omicidio delle sorelle Senza premeditazione pena ridotta: 25 anni

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Giuseppe Agrati uccise le sue sorelle, Maria e Carla, ma non ci fu premeditazione. La sentenza emessa ieri dalla Corte d’assise d’appello di Milano sul delitto di Cerro Maggiore smonta in parte il castello accusatorio, riducendo la pena: dall’ergastolo, inflitto in primo grado a Busto Arsizio, a 25 anni di reclusione. Uno sconto dovuto principalmente all’esclusione dell’aggravante della premeditazione. Prima che i giudici si ritirassero in Camera di consiglio per emettere la sentenza Giuseppe Agrati (nella foto), 71 anni, ha rilasciato dichiarazioni spontanee in aula, parlando per una ventina di minuti. Ha ribadito che le sorelle sono morte "per un incidente domestico", per una fuga di gas dovuta al "collasso dei vecchi contatori" che il 13 aprile 2015 ha innescato l’incendio nell’appartamento in via Roma, alimentato dalla mole di oggetti accumulati in casa. Ha spiegato di non avere "alcuna acredine" nei loro confronti, negando di averle uccise per impossessarsi dell’eredità. Per il sostituto pg di Milano Maria Vittoria Mazza, che ha chiesto invece la conferma dell’ergastolo, agì invece con "fredda determinazione", appiccando l’incendio mentre le sorelle si trovavano in casa e simulando poi un incidente. Un piano diabolico quanto maldestro, che rischiava di trasformarsi nel “delitto perfetto”. Inizialmente, infatti, l’inchiesta della Procura di Busto Arsizio sulla morte delle due donne correva verso un’archiviazione. È stato il nipote Andrea a opporsi, sollecitando altre indagini sul caso. E i nuovi accertamenti, condotti dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, hanno fatto emergere una nuova verità, portando all’arresto dell’uomo nel novembre 2019, con l’accusa di duplice omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Un delitto maturato, secondo l’ipotesi accusatoria, per motivi economici e rancori in una famiglia benestante e conosciuta in paese.

Giuseppe Agrati, incensurato, era la “pecora nera”. I fratelli e le sorelle si erano affermati, mentre lui non aveva mai lavorato. Ieri la Corte d’Appello di Milano, pur dichiarandolo colpevole di omicidio, ha escluso la premeditazione, applicando un forte sconto di pena. "Tra una decina di anni potrebbe uscire dal carcere – spiega il suo difensore, l’avvocato Giuseppe Lauria – attendiamo di leggere le motivazioni, perché così non regge neanche il movente". Agrati, dopo la sentenza, ha espresso stupore: "Non mi liberano? Non hanno ancora capito che non le ho uccise".

Andrea Gianni

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