Gli incidenti di percorso talvolta non rallentano la corsa. Succede così alle carriere di due dirigenti ai vertici di Rfi, Rete ferroviaria italiana, entrambi imputati per la strage di Pioltello - il treno dei pendolari deragliato tre anni fa con tre morti e una cinquantina di feriti - ma ora promossi a commissari straordinari del governo per le opere pubbliche da velocizzare con lo “sblocca cantieri“. Sono Maurizio Gentile, ex amministratore delegato dell’ente che si occupa della manutenzione dell’intera rete dei binari, e Vincenzo Macello, già direttore territoriale di produzione a Milano. Entrambi impegnati nell’udienza preliminare che li vede accusati di omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario colposo per le tre passeggere del treno Cremona-Milano morte tre anni fa dopo che il convoglio uscì dai binari a causa della rottura di un pezzo di 23 centimetri di rotaia. Secondo la Procura e una maxi consulenza tecnica, la rottura fu dovuta alla cattiva manutenzione della rete e alla mancata sostituzione tempestiva di un giunto usurato.
L’udienza davanti al giudice Anna Magelli riprenderà a marzo. Nel frattempo, per Gentile e Macello è arrivata la nomina a commissari governativi per la velocizzazione delle opere pubbliche. Gentile andrà a occuparsi della sicurezza della linea C della metropolitana di Roma; Macello proverà a fare altrettanto addirittura per cinque tratte autostradali.
Intanto la Corte dei Conti, nella relazione sulla gestione 2017-2019 dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf), scrive che "i deragliamenti di treni evidenziano criticità nella manutenzione, in alcuni casi con rilevantissime conseguenze come nel caso dell’incidente di Pioltello che ha comportato la configurazione, in sede penale, del reato di disastro ferroviario determinato da danneggiamento ciclico irreversibile generato da insufficiente manutenzione".
Mario Consani
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