Imprenditori in piazza con Polli: "Cassa prolungata e tasse azzerate per il 2020"

Si sono uniti colleghi e titolari di partite Iva in arrivo da diverse città per un nuovo sit-in dopo la riapertura dei confini

Paolo Polli

Paolo Polli

A Paolo Polli, ristoratore "irriducibile" in sciopero della fame da un mese ai piedi dell’Arco della Pace, ieri si sono uniti colleghi e titolari di partite Iva in arrivo da diverse città per un nuovo sit-in dopo la riapertura dei confini: incuranti della pioggia hanno montato tende accanto all’installazione di sedie vuote in piazza Sempione, simbolo della protesta, per chiedere al governo aiuti fiscali. "Altrimenti non conviene neanche riaprire le nostre attività – il messaggio – perché sarebbero più le spese dei guadagni". Richieste sintetizzate in sei punti: non pagare il suolo pubblico fino a fine 2021, niente Tari per lo stesso periodo, basta accise sulle bollette, cassa integrazione in deroga almeno dell’80% dello stipendio, no alle tasse nel 2020 e, per aiutare chi è in affitto, inoltrare l’80% del credito d’imposta ai proprietari dei muri per i mesi di lockdown. "Abbiamo cominciato alle 7 – spiega Polli – raggiungendo 200 partecipanti nell’arco della giornata e mantenendo il distanziamento sociale. Alcuni sono arrivati dalla Puglia, altri da Toscana, Lazio e persino Sicilia: ristoratori e gestori di locali, titolari di asili nido, organizzatori di eventi e non solo. Chi arriva da lontano si fermerà a dormire in tenda. Chiediamo un incontro con rappresentanti di Governo, Regione e Comune".

Lui dorme in tenda da un mese, in sciopero della fame ("mi nutro solo di liquidi", precisa) "finché il Governo non darà ascolto alle nostre richieste". A dare manforte, ieri, c’era Ferruccio Bottoni, titolare di Highlander pub di Parma: "Molti dipendenti sono a casa perché con le restrizioni lavoriamo molto meno. Su 80 posti a sedere possiamo usarne 25, eabbiamo perso 3 mesi di incasso. Ora la gente preferisce frequentare posti all’aperto". Rocco Di Manno, ex direttore di Rossopomodoro, sottolinea che "solo aprire rappresenta un costo: un fiume di spese che non si può gestire senza adeguati incassi. Il problema è che tante promesse sugli aiuti che avremmo dovuto ricevere non sono state tradotte in pratica". I ristoratori erano scesi in piazza il 6 maggio per un flash-mob ed erano stati multati "per assembramento". Quindici sanzioni da 400 euro per le quali verrà chiesto l’annullamento al Giudice di pace. Da allora è rimasta la distesa di sedie vuote, come i locali "deserti". E Paolo Polli a proseguire la protesta in rappresentanza di tutti. M.V.

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