Caso Ruby, ecco tutti i punti oscuri della morte di Imane Fadil

La Procura di Milano vieta l’accesso all’area dell’obitorio. L’analisi parziale sulla radioattività e le incongruenze sui tempi

Imane Fadil

Imane Fadil

Milano, 18 marzo 2019, Mistero sempre più fitto sulle cause della morte di Imane Fadil. Un mistero che potrebbe essere svelato dall’autopsia sul cadavere dell’ex modella marocchina, teste chiave del processo Ruby, deceduta lo scorso primo marzo all’ospedale Humanitas di Rozzano dopo un mese di agonia: l’esame verrà effettuato tra mercoledì e giovedì, e fino a quel giorno, per espresso ordine della Procura di Milano, nessuno potrà accedere all’area dell’obitorio in cui si trova la salma della 34enne, nemmeno amici e parenti; i magistrati avrebbero ottenuto da un laboratorio milanese una mezza conferma sulla presenza di radionuclidi nel corpo di Imane.  «Non farla vedere a nessuno», l’appunto scritto a mano da uno degli addetti del Comune su mandato dei pm. In attesa che l’anatomopatologa Cristina Cattaneo esegua gli accertamenti sul corpo della donna, anche con l’ausilio di speciali tecniche di prelievo, stiamo a quanto è stato ricostruito finora.  Imane Fadil viene ricoverata all’Humanitas il 29 gennaio. Ai medici riferisce di accusare spossatezza, mal di pancia lancinanti e gonfiore dell’addome. Si tratta di sintomi compatibili con un tumore del sangue o con una malattia autoimmune, ma le analisi non sembrano dare riscontri a questa ipotesi. Negative pure le analisi sulla leptospirosi, malattia infettiva alla quale i sanitari pensano quando Imane riferisce loro di aver vissuto in una cascina di campagna infestata dai topi. Nel frattempo, le condizioni della 34enne peggiorano.

Una decina di giorni prima di morire, Fadil confida ai medici, all’avvocato Paolo Sevesi e al fratello di temere di essere stata avvelenata da qualcuno, senza fornire ulteriori spiegazioni. A questo punto, stando a quanto risulta dalle cartelle cliniche, l’Humanitas interpella due centri specializzati nell’individuazione di veleni nell’organismo: quello di Niguarda esclude la presenza delle sostanze più comuni, a cominciare dall’arsenico, mentre quello della Maugeri di Pavia (che sarebbe stato coinvolto il 27 febbraio) rileva sì la presenza di quattro metalli, ma con valori inferiori alla soglia di tossicità. 

Gli esperti del centro di Pavia non misurano l’indice di radioattività, perché non ne hanno né le competenze né la strumentazione. All’alba del primo marzo, Imane Fadil viene dichiarata morta. Perché è morta? Un interrogativo al quale stanno cercando di dare una risposta gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano.  L'agenda degli inquirenti è fitta: sono stati sentiti o verranno sentiti nelle prossime ore medici, infermieri e personale dell’Humanitas (resta da chiarire anche il giallo legato ai tempi di comunicazione del decesso alle forze dell’ordine e alla Procura), parenti e amici della 34enne, alcune delle ragazze che hanno partecipato alle «cene eleganti» di Arcore e le persone che la donna ha citato nei suoi verbali e che sono già stati citati in aula durante i processi con al centro le serate a Villa San Martino, residenza dell’ex premier Silvio Berlusconi. Al momento, i pm, che stanno indagando con l’ipotesi di reato di omicidio volontario, non escludono alcuna ipotesi: dalla morte per avvelenamento al decesso provocato da una patologia fulminante

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