Caso Ruby, difesa Berlusconi: "Morte di Imane Fadil ci danneggia"

L'avvocato dell'ex premier: "Ora non sarà possibile il contro esame in aula. La morte per avvelenamento? No comment"

Imane Fadil, testimone al processo Ruby (Lapresse)

Imane Fadil, testimone al processo Ruby (Lapresse)

Milano, 19 marzo 2019 - "Dal punto di vista tecnico-processuale la morte" di Imane Fadil "nuoce alla difesa di Berlusconi perché le sue dichiarazioni entrano nel processo direttamente e così noi non possiamo procedere con il controesame". Lo ha detto il legale di Berlusconi, Federico Cecconi, al termine dell'udienza di un filone del caso Ruby ter. "Quando muore una persona - ha aggiunto - la massima forma di dolore non è un'espressione retorica". Sulla misteriosa morte "non voglio esprimere opinioni", ha concluso.

Con la morte della modella marocchina, una delle testimoni chiave delle inchieste sul caso Ruby, le dichiarazioni della giovane, deceduta il primo marzo scorso per un sospetto avvelenamento, rese anche nelle corso delle indagini sul caso Ruby ter, che vede Berlusconi imputato per corruzione in atti giudiziari assieme a molte 'olgettine' entreranno direttamente negli atti del dibattimento. Per questo, il legale Cecconi ha spiegato che tecnicamente e dal punto di vista processuale la morte "nuoce" alla difesa di Berlusconi e "determina una conseguenza negativa", perché i difensori non potranno più contro-esaminare la testimone in aula nel processo. Il difensore, a chi gli ha chiesto cosa ne pensasse sulla misteriosa morte della modella marocchina, ha risposto che non intendeva "esprimere opinioni" e che di fronte alla morte di una persona «c'è la massima forma di dolore».

Fadil è stata comunque citata dai giudici della quarta sezione penale di Milano, come parte del procedimento. Il presidente del collegio Giuseppe Fazio, prima di rinviare la tranche ' Ruby ter', che vede Silvio Berlusconi imputato assieme a Roberta Bonasia, alla settima penale per la riunione col processo principale, ha nominato anche la modella marocchina, che aveva chiesto di entrare come parte civile, e ha domandato: "C'è qualcuno che rappresenta questa posizione?". In aula, però, per Fadil non c'era il suo legale, l'avvocato Paolo Sevesi. La questione delle parti civili verrà affrontata davanti alla settima penale dove sono già a processo l'ex premier e altri 27 imputati a cui si aggiungerà anche Bonasia (udienza fissata per il 15 aprile). In quell'occasione si prenderà atto che le ragazze che chiedono ancora di essere parti civili sono rimaste due, Chiara Danese e Ambra Battilana.

 

MALATTIA O AVVELENAMENTO - Intanto, in attesa dell'autopsia sul corpo di Imane Fadil, proseguono le indagini per capire cosa abbia portato alla morte la giovane modella.  Le ipotesi che il decesso sia dovuto a una malattia rara o ad avvelenamento sono sullo stesso piano e "hanno pari dignità". È quanto hanno spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio che si occupano del caso, aggiungendo che ancora non si sa la data dell'autopsia, che sarà decisiva. L'esame inizierà con alcuni prelievi di organi per accertare l'eventuale presenza di radioattività.  I due pm, che coordinano le indagini assieme alla collega Antonia Pavan, hanno spiegato che le indagini sono a 360 gradi e stanno prendendo in considerazione tutte le ipotesi a partire da una malattia autoimmune rara - è stata questa la prima diagnosi a ridosso del suo ingresso in ospedale - diversa dal 'lupus', ipotizzato e poi scartato dai medici dell'Humanitas. "Ci sono molte malattie autoimmuni - ha precisato Gaglio - e quindi sono necessari notevoli approfondimenti". Comunque hanno affermato "è indiscutibile anche il sospetto di avvelenamento". Non solo in quanto Imane Fadil lo aveva riferito al fratello Tarek e a un amico almeno tre settimane prima del decesso avvenuto il primo marzo, ma anche perché "siamo di fronte a una morte - ha precisato Tiziana Siciliano - che non ha una risposta clinica e quindi dobbiamo tenera in considerazione questa ipotesi". Per gli inquirenti, che hanno finito di sentire un primo gruppo di testimoni, l'autopsia, preceduta da alcuni prelievi specifici per accertare il sospetto di radioattività, dovrebbe chiarire il quadro.

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