Il virus alla Piccola casa del rifugio: 28 morti in un mese e 148 infettati

I dati ufficiali della residenza per anziani di via Antonini. La direzione: "Protezioni per tutti, tamponi e test"

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"Dite la verità su contagi e decessi". Lo chiedevano attraverso le nostre pagine, nei giorni scorsi, alcuni familiari di anziani ospitati in Rsa dei quartieri della periferia sud della città, tra cui "La Piccola casa del rifugio" di via Antonini 3, zona Morivione. Il Giorno, adesso, ha i dati ufficiali e una risposta della struttura, la quarta, com’è specificato sul sito, per numero di posti letto a Milano: 263 nella Rsa e 80 nella residenza per disabili. Eccoli: dall’inizio di aprile sono stati riscontrati 148 casi positivi, quasi la metà degli ospiti (anche se "la maggior parte a oggi asintomatici", chiarisce la direzione della Piccola casa del rifugio) e, tra fine marzo e tutto il mese scorso, sono morte 28 persone, di cui 11 per Covid accertato e 17 per "sospetto Covid" ("L’8% dei posti letto disponibili").

"Dati non proprio rassicuranti – commentano i parenti che si erano rivolti a noi – perché il numero di morti è più alto rispetto alla media e temiamo la diffusione dei contagi. Ma almeno ora sappiamo qual è la situazione. Chiediamo di essere informati sugli sviluppi, ma anche di sapere quali misure sono state prese, pure per garantire la sicurezza dei lavoratori che potrebbero non solo ammalarsi ma anche diventare, loro malgrado, veicolo del virus". A segnalare il caso al Giorno era stata in particolare una donna, figlia di una novantenne che si trova nella Rsa: "La mamma è positiva al Covid: non so quanti siano gli infetti né quali siano le misure adottate per evitare i contagi. So che lei è rimasta nella sua stanza, perché è in una singola, e di conseguenza è già separata dagli altri. Per fortuna, riesco a vederla e sentirla regolarmente a distanza". Quanto alle misure adottate, la direzione della Piccola casa del rifugio fa sapere in una nota che "da fine febbraio la struttura si è attivata, in anticipo rispetto alle prescrizioni Ats, per il contrasto alla pandemia di coronavirus. I protocolli di sicurezza raccomandati dalle autorità sono stati messi in atto e fin da subito sono stati resi disponibili al personale tutti i necessari dispositivi di protezione individuale. La fornitura, acquistata in autonomia, ha raggiunto oggi una spesa totale superiore a 100mila euro". Al di là dei numeri, "è stata prestata grande attenzione all’aspetto umano della vicenda, mettendo in atto immediatamente un servizio di telefonate e videochiamate per la rassicurazione degli ospiti e dei parenti. Per garantire assistenza e continuità di cura, il personale si è distinto per un eccezionale impegno e sacrificio". Ancora: "L’istituto non ha aderito alla richiesta di accoglimento di casi Covid provenienti dagli ospedali milanesi e, dall’inizio di aprile, sempre in maniera autonoma, per iniziativa e spesa, abbiamo proceduto sia a effettuare tamponi a tappeto agli ospiti, sia alla somministrazione di test sierologici. A oggi, lo screening è arrivato a oltre il 90% del totale degli ospiti. Tutti i sintomatici sono curati secondo i protocolli medici ospedalieri raccomandati e la somministrazione di ossigeno, se necessaria".

Da via Antonini aggiungono, infine, che "solo 6 persone presentano febbre con più di 37,5 gradi, in minima parte con disturbi respiratori". Aspettano ancora risposta i familiari degli ospiti della Rsa Santa Sara di via Barrili 6, allo Stadera. Anche loro si sono rivolti al Giorno lamentando "mancanza di comunicazioni".

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