Il trafficante scortato dall’appuntato "Viaggi bello tranquillo, viaggi soft"

Indagine choc a Piacenza, il magazzino dei pusher a Gaggiano. Montella e il carico da 200 chili: devo venire?.

Il carabiniere Giuseppe Montella in una foto tratta dal suo profilo Instagram

Il carabiniere Giuseppe Montella in una foto tratta dal suo profilo Instagram

di Nicola Palma

"Ce l’ho già il camion, è già per strada, è in viaggio... hai capito, però, mo con sto coronavirus ne che mi bloccano il camion, non lo fanno passare...". "No no, ma va". "Ottomila euro abbiam speso per farlo partire il camion. Non so stato lì a dirti le cose... sono dei pesi grossi questi cazzarola di 200 chi...". A parlare al telefono sono Daniele Giardino, pusher residente a Santo Stefano Ticino ma attivo sulla piazza di Piacenza, e Giuseppe "Peppe" Montella, l’appuntato arrestato dalla Finanza nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere altri 5 carabinieri della caserma Levante (messa sotto sequestro) per reati che vanno dallo spaccio alla tortura e ha generato l’azzeramento dell’intera catena di comando dell’Arma a Piacenza.

Dagli atti dell’inchiesta emerge che in più occasioni il militare infedele ha accompagnato Giardino nell’hinterland milanese per acquistare o vendere droga, venendo ricompensato con soldi o con una parte dello stupefacente, che poi avrebbe consegnato ai “cavallini“ di fiducia per lucrarci sopra. Il 21 febbraio 2020, Montella parte da Piacenza con la sua Audi A4 e raggiunge la zona industriale di Gaggiano, dove, secondo quanto ipotizzato dagli investigatori coordinati dai pm Antonio Colonna e Matteo Centini, era ubicato il "magazzino dei fornitori calabresi". Lì l’appuntato incontra Giardino e la fidanzata Clarissa, che in quei giorni fa da autista al pusher momentaneamente sprovvisto di patente: "Allora, questo primo qua lo mettiamo davanti... questo non c’era il tappeto, l’hai preso in giro?", dice Giardino. "L’ho preso così evitiamo di sporcare", replica Montella. La donna si allontana per rientrare a casa, Giardino e Montella ripartono sulla A4 per rientrare a Piacenza: in macchina, stando alle indagini, hanno 9 chili di droga tra hashish e marijuana. È proprio lo spacciatore a fare i conti, intercettato: "Quanta ce n’hai qua?", chiede Montella. "Dovrebbero essere otto chili più...". "Ah, me l’hai presa...", lo ringrazia l’appuntato, facendo riferimento al quantitativo "di colore nero, appositamente prelevata per soddisfare la richiesta fattagli dal carabiniere". Il compenso per la “scorta“? "Così ti tiri su 500 euro, te li tieni solo per il viaggio". In realtà, Montella ha pure un altro compito: custodire nel suo garage parte dello stupefacente, in attesa che Giardino lo distribuisca ai vari acquirenti. "Un po’ te li lascio a te, magari se me li tiene te...", chiede il pusher. "Sì sì, me li tengo io, ho il garage", risponde tranquillo il carabiniere. Montella era pronto a tutto, anche a fare da staffetta per un tir carico di hashish in pieno lockdown. Un carico da 200 chili, stando all’ipotesi investigativa. Quando Giardino gli parla della maxi spedizione, per la quale ha già anticipato 8mila euro, l’appuntato non fa una piega, anzi si propone di aiutarlo: "Tu mercoledì come fai, devo venire io mercoledì?". "Per forza, come faccio?". "Pomeriggio o giovedì mattina?". "Eh dipende, meglio giovedì secondo me... non voglio che sia mercoledì". "Però l’importante – chiosa Montella – che io giovedì per l’una devo stare a casa". Insomma, il militare è sempre a disposizione, pronto a dire di "sì", soprattutto se c’è da intascare qualcosa. Come la volta che il socio in affari gli propone di "effettuare una consegna di 10 chili di sostanza stupefacente" a Firenze, "offrendo per tale trasporto, un compenso di 1.800 euro". Montella accetta con entusiasmo: "Poi il bello, con me viaggi bello tranquillo, hai capito? Viaggiamo soft". E magari ci scappa pure una cena al ristorante al ritorno: "Ci andiamo a fare una mangiata a Forte dei Marmi, ti porto io a mangiare". Droga e bella vita. Del resto, Giardino non si muoveva quasi mai per piccole partite: "Io prendo botte da... io meno di 45mila euro di droga alla volta non li prendo...". "E su 40mila quanto riesci a guadagnare? Quanto riesci a portare a casa di tuo, puliti?", si informa Montella. "10", risponde secco l’altro. Il tutto grazie ai buoni uffici di una persona che Giardino considera importantissima per la sua carriera criminale: "M’ha messo nei contatti potentissimi, fratè, mi ha fatto diventare qualcuno! Ha contatti in tutto il mondo... poi io ci ho messo il mio perché mi son comportato bene... ho fatto i lavori fatti bene, sono un bravo organizzatore". "Tu adesso ci metti la testa", conviene Montella nella conversazione captata il 25 febbraio scorso.

Chi è il mentore di Giardino? "Calabresi, pezzi grossi", spiega l’appuntato alla compagna Maria Luisa Cattaneo. In un’altra intercettazione agli atti, inoltre, Montella commenta così l’arresto del padre di Giardino, Matteo, bloccato all’uscita dell’autostrada con 3,2 chili di marijuana nascosti nel furgoncino: "Il problema che Dani, adesso, lo hanno bloccato i calabresi!!! – spiega il militare a una coppia di conoscenti – Ha fatto “come te la portiamo?“... lui fa “come te la vieni a prendere? se non ti puoi muovere?“". Di sicuro, il magazzino della banda era in un capannone di Gaggiano, come si intuisce da un dialogo tra Giardino e Montella durante la consegna di tre chili di hashish a Bareggio: "Io prendevo da qua e andavamo a Gaggiano! Andavamo da lui e ci portavamo solo i bianchi a Piacenza noi!".

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