Il traballante giguttà divide i dialetti

Emilio

Magni

Da qualche giorno la "sciura" Lisetta si rifiuta di servirsi dell’ascensore del condominio e, con grandi proteste, si fa tre piani di scale. Evita l’ascensore perché ha paura. Urla che "quel ropp lì el gigùtta tropp", ovvero che "quel coso lì" (così chiama quel trabiccolo dell’ascensore) da qualche giorno ha preso a traballare troppo. "Giguttà" è infatti verbo del dialetto brianzolo e comasco per dire che un oggetto è quasi come un frullatore. Mi ricordo mia madre, quando ero ancora bambino e qualche volta andavamo a Como prendendo il vecchio tram verde e traballante, la quale si lamentava a più riprese durante il tragitto: "Ma come el gigotta quel baracch che". Il tram per lei era quindi una "baracca traballante". La parola dialettale "giguttà" è anche oggetto di, chiamiamolo "dissidio", tra il dialetto milanese e quello comasco. A Milano il termine significa "spezzare", come affermano i dizionari del dialetto milanese. Il glossario dei "Dialetti della città di Como", informa che "gigotà" indica "agitare", "tremare", "scuotere". I dizionari del dialetto lariano posseggono anche dei sinonimi, sempre in dialetto. Sono "scurà", "scurlì", "segudì" e "sobat". Gli ultimi due sono completamente scomparsi dalla circolazione. Da dove viene "giguttà" (o "gigutà")? Semplice, dal francese "gigotter", come tante altre parole del nostro dialetto lombardo, milanese o comasco che sia. "Scurlì" viene invece dal latino "excutere". "Scurlì el coo", si adopera per esprimere un diniego. "Gigottà" però dalle parti di Monza diventa "sgigottà". "Gigottà" lo usava anche la nonna quando in casa si faceva il burro. Eravamo in tempo di guerra e ci si doveva arrangiare. E così quando riusciva ad andare dal contadino a comperare il latte appena munto, se ne versava un po’ in un recipiente ermetico, con un tappo a vite, si poneva nel "giazzirò", che era il frigorifero di quei tempi lontani. Poi la nonna diceva: "Dai gigotta su el latt". Scuoti e riscuoti e alla fine nel recipiente "gh’era un bel panètt de bütter". emiliomagni@yahoo.it

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