Il Tar: "Non abbattete quella casa"

Terzo round a favore della famiglia sinti sfrattata: "Un trauma per noi e i nostri figli che poteva essere evitato"

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di Barbara Calderola

"Il Tar annulla l’abbattimento della Casa della legalità, che per i giudici era abusiva: terza sentenza a nostro favore. Spero che questo serva al Comune per capire che la legge è uguale per tutti". Nuova puntata del duello giudiziario fra la famiglia Reinard e l’amministrazione di Trezzo, i Sinti sfrattati nel 2018 con le ruspe da due villette in via Brasca, "senza preavviso con tre bambini piccoli e un padre malato - aggiungono Barbara a e Maurizio -. Ci sono voluti quattro anni, ma dobbiamo ringraziare i magistrati: la giustizia esiste".

La coppia però non brinda: "Per noi questa vicenda è un trauma, i giocattoli dei nostri figli distrutti insieme ai mobili e a tutto ciò che avevamo costruito con tanti sacrifici fin da giovani. Dicevano che le case erano illegali, ma noi avevamo pagato il condono del governo Berlusconi". Ora, la nuova tegola giudiziaria per il Municipio. "Per la terza volta i giudici rilevano che il Comune non rispetta le procedure – sottolinea Francesco Lilli, avvocato dei coniugi -. L’ordinanza con cui intimava ai miei assistiti di demolire gli immobili, nei quali nel frattempo loro avevano allestito la Casa della Legalità - ‘abusiva’ per il Consiglio di Stato che ha restituito gli stabili ‘ai legittimi proprietari’ - si basava su un’istruttoria del 2001 che non tiene conto di quel che è successo da allora a oggi". "Nessuno dovrebbe essere costretto ad affrontare un’odissea come quella che ci siamo ritrovati a vivere noi – aggiunge Maurizio -. Il clamore dello sfratto per la prima volta in vita nostra ci ha esposto alla diffidenza della gente: non era mai successo, è stato uno choc. Abbiamo dovuto imparare a convivere con il sospetto, i bambini non venivano più invitati dagli amichetti neppure alle feste di compleanno. Sono stati colpi duri che si potevano evitare con il dialogo. Invece hanno preferito trattarci da criminali. Solo le pronunce a nostro favore ci hanno aiutato a riabilitarci. Piano piano abbiamo ricostruito tutti i rapporti. Abbiamo avuto tanta solidarietà". "Spero che la giunta debba rendere conto alla comunità dei soldi spesi - conclude - 100mila euro per la Casa delle Legalità chiusa ormai un anno fa, dopo che il tribunale aveva ordinato all’amministrazione di restituirci le chiavi".

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