Milano, il sabato dei No vax con il Nobel Montagnier

Piazza XXV Aprile, domani presidio con 300 manifestanti organizzato da Paragone: tra gli ospiti una delle icone degli antivaccinisti

I No Green Pass in corso Buenos Aires

I No Green Pass in corso Buenos Aires

di Massimiliano Mingoia e Nicola Palma

Il sabato è stato il loro giorno per sedici settimane, tra manifestazioni non autorizzate, blocchi del traffico e zigzag impazziti in giro per la città. Poi sono arrivati i blitz di poche decine di irriducibili in piazza Duomo, fiaccati dai controlli preventivi della Questura. E infine i presidi autorizzati dell’ala dialogante all’Arco della Pace. Domani i No vax cambieranno ancora luogo, spostandosi in piazza XXV Aprile per seguire l’evento organizzato dal leader di Italexit nonché candidato sindaco (col 2,99% dei voti) Gianluigi Paragone, che nella prima fase della protesta contro vaccini e green pass ha provato senza successo a cavalcare i cortei in partenza da piazza Fontana. Appuntamento dalle 15 con l’evento che vedrà la partecipazione di Luc Montagnier, il virologo francese insignito nel 2008 del premio Nobel per la medicina per la scoperta, in tandem con Françoise Barré-Sinoussi, del virus Hiv.

"Insieme per dire basta... riprendiamoci i nostri diritti", il titolo dell’iniziativa, che dovrebbe richiamare in strada circa 300 persone, tra cui, come preannuncia il sito ilparagone.it, "rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’Esercito italiano sospesi dal servizio" perché non immunizzati. Come detto, l’ospite principale, a meno di forfait dell’ultima ora, sarà Montagnier, guru No vax già prima della pandemia. Sì, perché a partire dal 2010, forte della popolarità generata dal prestigioso riconoscimento ritirato a Stoccolma due anni prima, il virologo ha iniziato a criticare apertamente l’obbligo vaccinale per i bambini, mettendo in guardia addirittura dalla possibile insorgenza di disturbi dello spettro autistico. Senza dimenticare la divulgazione di altre tesi molto discutibili, non suffragate da studi e apertamente contestate dalla larghissima maggioranza dei colleghi: dalle dichiarazioni sulla possibilità di eradicare l’Hiv attraverso un corretto regime alimentare fondato sull’assunzione di integratori e antiossidanti alle ricerche sulla "memoria dell’acqua", principio alla base dell’omeopatia; fino alle affermazioni sui fantomatici effetti miracolosi della papaya contro Sars e morbo di Parkinson. Poi è arrivato il Covid, e Montagnier è tornato a farsi sentire. Nell’aprile 2020, ha rilanciato la storia che fa risalire l’origine del coronavirus a un laboratorio della cinese Wuhan in cui erano in corso esperimenti sul vaccino anti-Aids.

Nel dicembre successivo, ha parlato a France Soir dei vaccini a mRna, sostenendo che i processi di approvazione del farmaco Moderna non avrebbero tenuto conto dei possibili effetti cancerogeni. Inutile dire che per nessuna di queste teorie Montagnier ha mai portato in supporto evidenze scientifiche degne di nota. In compenso, la sua popolarità tra negazionisti, complottisti e anti-vaccinisti vari è cresciuta enormemente: basta dare un’occhiata alle chat Telegram per imbattersi a intervalli regolari in video e link che riguardano il virologo ottantanovenne. Che domani pomeriggio farà la sua comparsa in centro a Milano.