"Il prete condannato per abusi è ancora a contatto con i giovani"

L’associazione Rete L’Abuso presenta un esposto in Procura: verifiche e misure dopo le segnalazioni. Si trova nella stessa parrocchia del fratello, a sua volta accusato di violenze: trasferimento da giugno

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di Andrea Gianni

Le segnalazioni sarebbero partite da alcuni parrocchiani, che si sono rivolti all’associazione Rete L’Abuso, in prima linea contro "gli abusi sessuali del clero".

E il presidente, Francesco Zanardi, ha inviato un esposto alla Procura per i minorenni di Milano e alla Procura di Milano: don Alberto Lucchina - nei giorni scorsi condannato a cinque anni di esercizio del sacerdozio solo in una casa di riposo con anziani con sospensione delle attività con i minori per presunti abusi commessi negli anni Novanta su una donna all’epoca minorenne - secondo la denuncia in realtà è ancora in servizio nella parrocchia del quartiere milanese Isola, a contatto anche con adolescenti. La stessa parrocchia dove si trova anche il fratello, don Maurizio Lucchina, a sua volta accusato di abusi sessuali nei confronti di un’altra donna, avvenuti nel 2016. Episodi non collegati fra loro. L’associazione ha chiesto quindi ai magistrati, nell’esposto, "ogni opportuna verifica e di emettere ogni provvedimento idoneo a garantire la protezione dei minori". Una vicenda che, secondo Zanardi, "ha dell’incredibile e riporta alla luce le leggerezze della Diocesi ambrosiana". Per don Alberto Lucchina, da quanto si è saputo, dovrebbe scattare il trasferimento da giugno, per effetto della sentenza emessa a maggio dal Tribunale ecclesiastico, in un’altra realtà più isolata, lontana da luoghi frequentati da minorenni. Nel 2020 don Alberto, all’epoca parroco di Inzago (poi si è autosospeso), fu accusato da una donna di averla violentata negli anni Novanta, quando era un giovane sacerdote nel Varesotto. "Lo può sapere bene chi come me, in prima media, affidata come tanti altri bambini dai propri genitori alle sue cure durante i campeggi estivi – scriveva in una lettera pubblicata dall’associazione di Zanardi – lo vedeva togliersi la maschera da prete integerrimo la notte, quando veniva a trovarmi nel mio sacco a pelo".

L’arcidiocesi di Milano ha avviato quindi un’indagine sulla denuncia, che si è conclusa nel 2022 con la condanna al termine di un procedimento canonico che ha visto la vittima, assistita dall’avvocato Daniela Cultrera, confermare le accuse. In questo caso era trascorso troppo tempo, dalle violenze denunciate nel 2020 ma risalenti agli anni Novanta, per presentare una denuncia in Procura. Ha seguito invece un iter diverso il procedimento che riguarda il fratello, don Maurizio. La vittima, maggiorenne all’epoca degli abusi, ha sporto denuncia in Procura ma il pm ha chiesto l’archiviazione sostenendo che è stata presentata oltre il limite temporale (i fatti risalgono al 2016). Istanza alla quale si è opposto il legale della donna, che ha chiesto l’imputazione coatta del sacerdote 65enne indagato per violenza sessuale. L’udienza, davanti al gip, deve ancora essere fissata.

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