Il Piccolo dopo il Piermarini "Meno soldi dalla Regione"

Il direttore Longhi: ridotto di un milione il contributo 2022, un colpo pesante

La quiete prima della tempesta. Perché uno spettro si aggira per il sistema teatrale milanese: la Preoccupazione. Le parole del sindaco Giuseppe Sala, che ha annunciato corposi tagli alla cultura a partire dalla Scala (idem la Regione), hanno infatti creato ansia nell’ambiente. Tagli che al momento riguardano le realtà pubbliche partecipate. Che se parliamo di prosa vuol dire il Piccolo. "Per mille ragioni note – spiega il direttore Claudio Longhi –, il Paese nel suo complesso e in tutte le sue articolazioni sta vivendo una situazione critica. Proprio in queste ore si stanno definendo le prospettive economico-finanziarie in cui ci troveremo a operare nei prossimi mesi, tra chiusura dell’esercizio in corso e definizione del budget di previsione. A oggi abbiamo ricevuto comunicazione ufficiale di un taglio della Regione di circa un milione di euro sul bilancio del 2022, colpo evidentemente pesante che ricade su un esercizio ormai a un passo dalla conclusione".

Rimane da chiarire la situazione con Palazzo Marino: "Dal Comune mi arrivano rassicurazioni sul fatto che si stia reintegrando il taglio in un primo momento ipotizzato sul loro contributo per il bilancio dello stesso esercizio. Sempre per quanto ci riguarda, non ho ancora l’esatto quadro della situazione 2023, perché le amministrazioni sono, come dicevo, al lavoro. In ultima ratio, mi pare evidente che l’orizzonte che ci attende sia molto preoccupante. In una congiuntura di oggettiva e grave sofferenza generalizzata, auspico che si sviluppi una riflessione consapevole intorno al senso e al valore della funzione pubblica del teatro, riassumibile nella formula “teatro d’arte per tutti”". Giusto ricordarlo. Sarebbe grave inquinare quello spirito capace di rivoluzionare l’intero palcoscenico. Partendo da Milano. E infatti il timore si allarga su tutto l’orizzonte cittadino. "Il nostro settore già gode delle briciole – sottolinea Fiorenzo Grassi, direttore dell’Elfo Puccini –, tagliare mi pare un errore strategico colossale. So che la situazione nasce da problemi specifici come le mancate entrate sui mezzi pubblici e, soprattutto, da un debito non ancora saldato dallo Stato. Ma mi preoccupano le parole di Sala, che consiglia di affidarsi ai privati, un’idea che mette a rischio il ruolo degli enti pubblici nella divulgazione della cultura".

Parole che hanno creato allarme. Così come la volontà di fare cassa in un settore già fragile eppure strategico. Cartina di tornasole di una società in salute. "Stiamo in trincea – conclude Grassi –. Lo spettacolo dal vivo peraltro è una vera e propria locomotiva, anche rispetto ai posti di lavoro. Difendere il nostro mestiere è quindi prioritario e bisogna farlo insieme. Nonostante il nostro principio di solidarietà fra teatri lo definirei più umano che rivendicativo...". Problema antico. Il palcoscenico ha sempre mostrato poca unità e visione d’insieme. Ma forse è il momento di un cambio di passo. "Ho anch’io dubbi sulla capacità di mostrarsi uniti – conclude Gaia Calimani, presidentessa di MTM –, con Regione ad esempio non siamo riusciti a fare muro e nemmeno opinione. Peraltro sono giornate importanti, visto che con Agis si sta discutendo delle convenzioni. Togliere alla Scala significa già togliere a tutti".

Diego Vincenti

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