Il papà la sera prima: "Giulia, scusami"

La rivelazione choc del nonno "Mia nipote non aveva capito il senso di quelle strane parole"

di Andrea Gianni

Il loro mondo è crollato in pochi istanti, distrutto dalla furia di Alessandro Maja, il geometra che all’alba di mercoledì ha ucciso a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia 16enne Giulia, nella villetta in via Torino a Samarate. I genitori e il fratello di Stefania restano attaccati all’ultima speranza. Quella che almeno il 23enne Nicolò, l’unico superstite, riesca a vincere la battaglia che sta combattendo all’ospedale di Circolo di Varese, dove resta ricoverato condizioni gravi ma stabili. "Stefania era mia figlia – spiega Ines Lusto – quell’uomo ha massacrato lei e i miei nipoti. Siamo distrutti. Vi rendete conto di quello che ha fatto?". Poche frasi, prima di chiudersi nel dolore nella casa, a Cassano Magnago, dove vive con il marito. "Il medico ha detto che le condizioni sono stabili – ha riferito Giulio Pivetta dopo aver fatto visita al nipote – e che le percentuali al 70% sono buone. Questo mi ha rincuorato. Guardandolo era quello di prima tranne che per il cranio fasciato, Nicolò era bello come sempre".

La 16enne Giulia aveva raccontato al nonno materno un inquietante e "strano" episodio, avvenuto la sera prima della strage, che avvalorerebbe l’ipotesi della premeditazione. "Papà è venuto sul mio letto – sono le parole della ragazza uccisa riferite ieri da nonno Giulio Pivetta – e mi ha chiesto scusa". Prima Alessandro Maja "era una persona squisita, specialmente con Giulia". Ma "in questi ultimi tempi - ha ricordato l’uomo - era cambiato radicalmente, parlava poco, insistevamo a dire ‘cosa non va?’ e lui non ci ha mai detto niente". Il fratello di Stefania, Mirko, ha detto che Maja "non era più lo stesso, si isolava, non parlava con nessuno". Stefania, per la famiglia, non aveva intenzione di separarsi, anzi aveva chiesto aiuto al padre per capire perché il marito fosse così depresso: "Sabato mattina sono andato da loro, ho urlato ad Alessandro di farsi uomo perché aveva due figli e una moglie e lui era immobile, senza dire una parola". Quando Nicolò uscirà dall’ospedale, "deve venire a vivere con noi, ci sistemeremo e - ha concluso il nonno - la vita prosegue". Una speranza dopo l’incubo. La scena del crimine, documentata dai filmati realizzati dai carabinieri nel corso dei rilievi successivi alla mattanza, sembra quella di un film dell’orrore. Sangue ovunque, concentrato soprattutto sul divano del salotto, dove dormiva Stefania Pivetta, e nelle camere da letto dei figli. Stanze che prima della tragedia erano in perfetto ordine, così come il giardino della villetta nella zona residenziale di Samarate.

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