Il nodo taxi tra neoliberismo e caos sociale

Giovanni

Fattore*

Il Decreto Legge sulla concorrenza contiene disposizioni per liberalizzare il settore dei “taxi”, che è un servizio pubblico anche se gestito da operatori privati. La ratio della norma ha una impostazione economica neoliberista: creare le condizioni per un mercato competitivo. Effettivamente i prezzi dei taxi, specialmente nelle grandi città del Nord e Centro Italia, è superiore a quello di altri paesi e la qualità del servizio è modesta. Nelle ore di punta è difficile trovare un taxi, alcune vetture sono di pessima qualità, l’uso delle app è limitato e in molte realtà è ancora necessario pagare in contanti. Tuttavia, ci sono tre argomentazioni che devono far riflettere. In primo luogo, l’esperienza internazionale ci insegna che la liberalizzazione potrebbe in realtà risultare in un mercato non competitivo perché vi è il serio rischio di creare un monopolio globale. Le tecnologie digitali favoriscono l’affermazione di grandi imprese transnazionali che diventano così potenti da prendersi tutto il mercato. Ne potrebbe risultare un abbassamento dei prezzi meno consistente di quello sperato, lo sfruttamento dei lavoratori (i conduttori dei taxi) e profitti eccessivi. In secondo luogo ’eventuale abbassamento delle tariffe e il crollo dei valori delle licenze porterebbe a impoverire gli attuali conduttori. Questo sarebbe positivo sul piano del ricambio generazionale ma metterebbe in crisi i progetti di vita di intere famiglie. Si assisterebbe ad un declassamento sociale della professione dei taxisti con conseguenze negative sulla coesione sociale che è un bene prezioso. Infine, esistono i costi di breve periodo della conflittualità. In questi giorni la situazione è a dir poco caotica: in molte città è diventato quasi impossibile trovare un taxi, il 20 e 21 luglio avremo il sistema bloccato per uno sciopero nazionale. Che fare? Probabilmente la politica più saggia è costruire una strategia di lungo periodo che rinunci a soluzioni troppo radicali e metta le basi per un sistema che riconosca il valore sociale del servizio, rafforzi il ruolo delle istituzioni pubbliche nella regolamentazione e riconosca le differenze territoriali.

* Università Bocconi

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