Il lavoro degli avvocati e l’uso dei social

Ruben

Razzante*

I social network sono una ricchezza per i professionisti, purchè usati con equilibrio e rispetto delle regole di mercato e dei diritti dei colleghi. Possono diventare amplificatori formidabili di idee e progetti innovativi e raggiungere un numero indefinito di utenti, ma il loro impiego deve ispirarsi a regole deontologiche chiare e definite. Tra le categorie che hanno provveduto a disciplinare efficacemente la materia si segnala quella degli avvocati, chiamati a rispettare i doveri di verità, correttezza, trasparenza e riservatezza quando usano i propri profili social per finalità pubblicitarie, senza dare informazioni equivoche, ingannevoli, denigratorie. Lungi dall’essere viste come un cappio al collo, le regole di utilizzo dei social in ambito professionale possono stimolare una sana competizione tra avvocati, facendo crescere la qualità dell’assistenza legale e rafforzando la reputazione degli iscritti all’Ordine. Come sottolinea Nino La Lumia, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano e delegato del foro di Milano al Congresso Nazionale Forense, "le nuove tecnologie e i diversi mezzi di comunicazione consentono di ampliare la competitività degli avvocati, facendoli confrontare con una platea nazionale e internazionale di potenziali clienti in una logica di connessione globale". Sembra necessaria una più adeguata concezione della comunicazione on-line in ambito forense che valorizzi le competenze del professionista, l’organizzazione dello studio e il suo bagaglio esperienziale. "Fondamentale - aggiunge La Lumia - l’elemento del track record, cioè un’indicazione sull’esperienza dell’avvocato in una determinata materia e con riferimento ad affari di natura analoga a quella del nuovo mandato. L’auspicio è che si possa avviare presto una riflessione, tra istituzioni e associazioni forensi, per una riforma del nostro ordinamento sulla falsariga di quella di altri Stati"

*Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica