Il genio di Meda che fa di Milano una città d’arte

Empio

Malara*

Per fare di Milano una città d’arte, anche d’arte idraulica, sarebbe necessario avere oggi almeno un operatore appassionato della città come Giuseppe Meda (1539-1599). Meda esordisce come pittore e, insieme a Giuseppe Arcimboldi, affresca il Duomo di Monza, compone il gonfalone di S.Ambrogio poi, da solo, le grandi ante dell’organo del Duomo di Milano.

Come architetto disegna alcune chiese cittadine (S.Stefano in Brolo, S.Tommaso, la cappella Trivulsio) e il bellissimo palazzo Visconti. La sua geniale architettura influenza persino l’Escorial. Ma la vera passione di Giuseppe Meda è l’ingegneria idraulica.

Meda ricostruisce l’opera di presa del Naviglio Grande, progetta ed esegue il Naviglio di Paderno, realizza l’abbozzato disegno di Leonardo da Vinci con un “Castello d’Acqua” (una conca di navigazione dotata di canale di soccorso, alta 18 metri) e, per cercare di completarla, paga di tasca sua e, per contrastare le rivolte degli operai, va in prigione e ci rimette la vita. La sua elusiva figura – Meda è stato uno dei protagonisti della Milano sotto la dominazione spagnola – è poco nota ai milanesi seppure sia considerato, per le opere idrauliche, un secondo Leonardo. La genialità interdisciplinare di Meda dovrebbe essere conosciuta, rivalutata e portata ad esempio per contribuire a formare nuovi artefici di Milano città d’arte.

* Presidente Amici dei Navigli

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