"Il funerale per lui sarà un inno alla vita"

Fabrizio Bonacina è morto mentre pilotava l’elicottero. Il cugino: "Siamo straziati. di lui ci mancherà tutto"

Migration

di Marianna Vazzana

Fabrizio Bonacina aveva appena compiuto 49 anni. Una candelina di compleanno spenta lo scorso 14 febbraio, che purtroppo è stata l’ultima. Pilota d’elicottero milanese, è morto sabato 19 mentre era in volo in Amazzonia. Trasportava materiali da un punto all’altro attraversando il cielo della più grande foresta pluviale del pianeta. Ed era tornato in Brasile (dove aveva iniziato a volare 10 anni prima), dopo aver vissuto in Cile e in Nepal sempre pilotando elicotteri. La dinamica dell’incidente è ancora da chiarire ma secondo quanto emerso finora il mezzo è precipitato mentre era in fase di decollo, non lasciando scampo a “Fabo“, questo era il suo soprannome. Lascia una figlioletta di 12 anni che vive in Portogallo con la mamma (dalla quale l’uomo si era separato), "una bimba che era la luce dei suoi occhi – sottolinea il cugino Marco Achilli – e che sentiva sempre, tutti i giorni. Desiderava tornare a viverle vicino", i genitori, un fratello e una sorella. Più una marea di altri parenti e amici: a decine, da domenica stanno riempiendo la sua pagina Facebook con messaggi di affetto. Fabo non era solo pilota: era un atleta appassionato di sport estremi. "Eccelleva in qualunque disciplina si cimentasse. A Madesimo (in provincia di Sondrio, ndr) è stato tra i primi a praticare lo snowboard negli anni Ottanta".

In quel luogo ha lasciato il cuore. "Ci ha vissuto per un periodo e ha anche gestito lo snowpark". Ma anche altri sport erano “il suo pane“: kitesurfing (che consiste nel fare surf trainati da un aquilone), sci, freeride (sciare fuori pista sulla neve fresca), motocross. "Eravamo come fratelli, siamo figli di due sorelle. Di lui mi mancherà tutto: il suo sorriso, la sua voglia di vivere, la sua capacità di riuscire in ogni sport. In casa si diceva sempre che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. L’ho visto a Natale: abbiamo trascorso insieme le feste a Madesimo". Ora il dolore è troppo forte ricordando quei momenti. "Mia figlia, che lo chiamava “zio“, è distrutta. Ha scritto un biglietto per lui". Accanto a un fiore che perde i petali, si legge: "Vivere è coniugato all’infinito ma non dura per sempre. Sii libero come il vento di montagna che mi scompigliava i capelli". Proprio nelle “sue“ montagne, a Madesimo, ci sarà l’ultimo saluto. "Faremo una festa – conclude il cugino – come sarebbe piaciuto a lui. Un inno alla vita".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro