Il "falso positivo" terrorizza la banda: butta tutto

Il corriere Falzarano pensa di rilevare una cimice in auto, ma è il suo smartphone. I capi: smantella i box

Un po’ la pressione continua dei capi, che lo martellano con una quantità industriale di messaggi. Un po’ il fastidio per un compito che non sente suo: "Ma io faccio l’autista, non faccio sti lavori di m.". Fatto sta che la mattina del 24 gennaio 2020 il corriere dei narcos Massimo Falzarano lancia un alert in realtà infondato, ma che porterà allo smantellamento delle basi operative della banda (poi rimesse in piedi qualche mese dopo). Il cinquantaseienne, che si occupa delle consegne di cocaina e ketamina, sale a bordo della Lancia Musa e come ogni giorno attiva il rilevatore di microspie per disinnescare eventuali cimici piazzate dalle forze dell’ordine. Evidentemente il controllo non va come dovrebbe, perché inizia lo scambio di sms con Manuel Zucca e Angelo Di Monte. La procedura prevede che la verifica sia ripetuta in un luogo isolato, una zona di campagna. "Umts... allarme Umts", sussurra.

Lo strumento ha intercettato la presenza di un segnale Umts, "generalmente riconducibile – spiega il gip nell’ordinanza di custodia cautelare – alla presenza di microspie ma anche di smartphone". Tradotto: Falzarano è convinto di aver scoperto un dispositivo piazzato lì dalla polizia, non rendendosi conto che è stato il suo cellulare a generare il "falso positivo". Cosa fare? Alle 11.16, Falzarano è già nel box di Zelo Buon Persico: prende due cartoni e una valigetta nera, risale sulla Musa e riparte. "C’è acqua... sì c’è acqua...", esulta mentre si disfa della ketamina buttandola in un tombino. Il resto lo abbandona nei pressi di un cestino, dove lo ritroveranno gli uomini della Mobile un’ora dopo. Nicola Palma

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