"Il dramma del Covid, la guerra È l’emergenza che non finisce mai"

La testimonianza di Monica Butti (Charity in the world): "Dalla spesa alle famiglie durante la quarante ai medicinali da spedire ai profughi: all’inizio c’erano più aiuti, ora la gente fatica ad arrivare a fine mese"

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di Valeria Giacomello

Storie di donne speciali, capaci di atti di grande generosità e che fanno della condivisione la propria cifra esistenziale. Monica Butti, classe 1973, impiegata amministrativa, da molto tempo dedica tutto il suo tempo libero alle attività di volontariato e, prima con l’emergenza Covid ora con la crisi ucraina, si trova più che mai in prima fila. "Sono una volontaria dell’associazione onlus Charity in the world - racconta - e da molti anni siamo impegnati a dare il nostro sostegno alle persone che si trovano in difficoltà, sia nei paesi del Terzo Mondo dove lavoriamo per portare l’acqua potabile che in Italia, dove le situazioni di precarietà sono sempre più in aumento. Un problema, quello dei casi di fragilità sociale, che è diventato esponenziale con la pandemia che, da due anni a questa parte, occupa la maggior parte del nostro tempo.

Ci stiamo occupando senza sosta di portare sollievo alle famiglie, sia di Peschiera che di altre zone, che ci chiamano disperate per ricevere un aiuto.

Nei mesi più duri ci siamo impegnati a fare la spesa per le persone che non potevano uscire di casa perché in quarantena o a offrire anche solo un conforto morale a chi si sentiva abbandonato. Sempre più spesso abbiamo dovuto assistere persone che non sanno più cosa fare perché, avendo perso il lavoro a causa del Covid, versano in uno stato di bisogno assoluto. Per loro ci siamo adoperati per raccogliere beni di prima necessità e offrire un aiuto economico.

È un’emergenza che pare non finire più e continua a trascinare i suoi effetti devastanti. All’inizio ci arrivavano molti più aiuti sia dalla gente comune che dalle aziende, ora tutti arrivano a fatica a fine mese e anche le attività commerciali stanno arrancando. Questo problema si fa sentire, in alcune situazioni abbiamo dovuto intervenire in prima persona perché i fondi raccolti non bastavano". Una situazione di bisogno che si è ulteriormente aggravata con la guerra in Ucraina.

"Ci siamo già attivati - spiega la volontaria - e attraverso il Banco Farmaceutico siamo riusciti a inviare tre spedizioni di medicinali a un campo profughi in Polonia".

Un lavoro complesso e difficile che non conosce momenti di sosta. "La fatica è tanta - ammette Monica - ma non potrei mai vivere voltando lo sguardo da un’altra parte. Non ci riuscirei assolutamente.

Vedere i risultati dei nostri sforzi mi dà sempre e comunque la forza per andare avanti".

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