Il dossier delle onlus "Censiti alberi e cani Ma non si sa quanti sono i bimbi con disabilità"

Sedici associazioni consegnano al Comune l’agenda delle priorità. Tra i problemi più urgenti la disuguaglianza nell’accesso ai servizi. da parte delle famiglie, incidono reddito e Municipio in cui si vive

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di Giambattista Anastasio

"Sappiamo quanti alberi ci sono in questa città, sappiamo quanti cani ci sono. Gli uni e gli altri sono stati censiti. Ma non sappiamo esattamente quanti bambini con disabilità ci vivano. Noi pensiamo siano circa 6.700 ma è una stima". Un dato di fatto emblematico, quello riferito da Laura Borghetto, presidente dell’associazione senza fini di lucro “L’abilità“. Un dato che aiuta a realizzare con immediatezza quanto ci sia ancora da fare nell’ambito della disabilità. Non solo per i minori ma anche per le loro famiglie. Non a caso anche i genitori sono stati protagonisti dell’indagine presentata ieri alla Casa dei Diritti – nell’ambito del progetto ConsideraMi, avviato da 16 enti del terzo settore insieme al Comune – e finalizzata a restituire la fotografia della condizione di vita dei bambini con disabilità a Milano. Per riuscire ad avere una fotografia il più possibile fedele ci sono voluti tre anni di lavoro e di azioni, tre anni di dialogo e di osservazione nei contesti di vita dei bambini e delle loro famiglie. Ne è nato un Osservatorio e un’Agenda con 16 priorità per realizzare una vera inclusione, quella consegnata ieri all’assessore comunale al Welfare e alla Salute, Lamberto Bertolè.

"Dai dati emersi nei racconti dei genitori protagonisti dei focus group, dalle riflessioni delle comunità di pratiche di operatori dei servizi per infanzia e adolescenza e dai bisogni evidenziati nei 60 casi presi in carico sperimentalmente dal progetto, emerge con rilevanza la disuguaglianza e la mancanza di equità nell’accesso ai servizi esistenti – fa sapere Borghetto –. Il risultato è che ogni famiglia deve “inventare” il percorso di crescita del proprio figlio e l’esito dipende da chi incontra, dalla resilienza di cui è capace, dagli strumenti di conoscenza e dal reddito che possiede e persino dal Municipio in cui vive. Un’alra evidenza è la mancanza di orientamento e la solitudine delle famiglie davanti ad un sistema di servizi frammentato e complesso: bisogna puntare, invece, sui punti unici di accesso. In particolare è complicato l’accesso ai servizi della neuropsichiatria. Per le terapie o per gli interventi riabilitativi le liste di attesa spesso sono molto lunghe. Senza contare che ci sono dei buchi nella rete, nella filiera, per i quali la famiglia non riesce ad accompagnare il bambino in modo adeguato in tutte le tappe del passaggio alla vita adulta". Infine, il problema del censimento, se così può essere sintetizzato: "Riscontriamo un aumento di casi non diagnosticati nelle scuole dell’infanzia, perché i genitori non colgono alcuni segnali o perché i pediatri li sottovalutano" spiega sempre la presidente di L’abilità. Anche da qui la mancanza di un dato certo su quanti siano in città i bambini con disabilità: "Possiamo provare ad avere una stima incrociando i dati del Ministero dell’Istruzione, perché una volta compiuti i 6 anni, una volta entrati nel ciclo delle scuole dell’obbligo, i bambini con disabilità diventano “visibili“ anche per la statistica e incrociando i dati dell’Inps, sul fronte delle misure previdenziali. Ma le banche dati non comunicano e ad oggi non abbiamo una quantificazione esatta. Anche questo impedisce di programmare al meglio l’offerta dei servizi". Ed è in parte emblematico dell’approccio delle istituzioni al tema della disabilità.

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