Il “dazio“ di 225 euro al mese e i soldi svaniti, conti sotto la lente

L’ex presidente Cammilleri indagato per concussione: vicino alla Lega, ha collezionato poltrone e incarichi pubblici

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Il telefono della Fondazione Adolfo Pini, con sede al civico 2 di corso Garibaldi, suona a vuoto. Il sito internet da tempo non viene aggiornato, e ogni attività è congelata. Il commissario nominato dal Tribunale di Milano, il commercialista Marco Garegnani, sta analizzando i conti della fondazione. In parallelo prosegue l’inchiesta della Procura di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Paolo Filippini, che vede l’ex presidente Samuele Cammilleri (vicino alla Lega e in passato titolare di incarichi in società pubbliche come Sogemi, Milanosport e Fondazione per la ricerca biomedica) indagato per concussione. Guai giudiziari che hanno portato alle sue dimissioni. Secondo le accuse, Cammilleri ogni mese si faceva retrocedere da una collaboratrice dell’ente una parte del suo compenso, offrendo in cambio la garanzia di mantenere il posto di lavoro prolungando l’incarico.

Un “dazio da pagare“ di 225 euro ogni mese. Soldi che uscivano dalle casse della Fondazione ed entravano nelle tasche del suo presidente. Ma le indagini potrebbero allargarsi anche ad altri episodi, sotto la lente degli inquirenti che stanno passando al setaccio il materiale informatico sequestrato e i conti della fondazione costituita dal professor Adolfo Pini, che lasciò in eredità un patrimonio di circa 50 milioni di euro per mantenere la casa museo in corso Garibaldi 2 del pittore Renzo Bongiovanni Radice e portare avanti iniziative culturali. Poi c’è il giallo delle borse di studio sparite. Cinque borse di studio - da mille a tremila euro - destinate "a studenti e ricercatori, under 35, per l’effettuazione di un periodo di formazione o di ricerca da realizzarsi presso centri internazionali specializzati". Perno dell’inchiesta è la figura di Cammilleri, titolare di uno studio legale specializzato nel diritto tributario. Nel suo curriculum spicca come “asso pigliatutto“ di incarichi pubblici e di poltrone in consigli di amministrazione e collegi sindacali di società private. Una carriera che ha visto anche un quinquennio da consigliere di Zona 5, dal 2001 al 2006, eletto con la Lega.

Andrea Gianni

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